venerdì 3 ottobre 2008

DANILO DOLCI

E' VIETATO DIGIUNARE IN SPIAGGIA.
Ritratto di Danilo Dolci
scene e costumi Andrea Viotti
musiche J.S. Bach, Antonio Di Pofi

produzione Teatro della Cooperativa col contributo della Provincia di Trieste- Assessorato alle Politiche di Pace e Legalità e in collaborazione con Mittelfest 2007 e Teatro Miela di Trieste

testo Renato Sarti, Franco Però
con Paolo Triestino

regia Franco Però

e con
Alessio Bonaffini, Diego Gueci, Renzo Pagliaroto, Domenico Pugliares, Francesco Vitale

scene e costumi Andrea Viotti
musiche J.S. Bach, Antonio Di Pofi


Elio Vittorini, Giorgio Napolitano, Norberto Bobbio, Aldo Capitini, Furio Colombo, Carlo Levi, Bruno Zevi, Padre David Maria Turoldo, Don Zeno Saltini, Bertrand Russell, Jean Paul Sartre, Luca Cavalli Sforza, Giacomo Manzù, Aldous Huxley, Erich Fromm, Vittorio Gassman, Sir Laurence Olivier, Joan Baez, Piero Calamandrei, Ferruccio Parri. Può una persona che è stata in contatto ed ha avuto collaborazioni con personalità di tale levatura, riconosciuta a livello internazionale, più volte candidata al Premio Nobel per la Pace, vincitrice del Premio Lenin, essere quasi del tutto cancellata dalla memoria collettiva? Nel nostro paese sì. E molto spesso tocca al mondo dell’arte ridare vita a figure importanti che le istituzioni non hanno saputo - o voluto - mantenere vive. Anche se nella sua vita Dolci è stato architetto, sociologo, pedagogo, poeta, e si è occupato dei problemi della fame in Sicilia, dell’acqua, della mafia, della comunicazione di massa, “È vietato digiunare in spiaggia” tratta soprattutto del famoso processo che subì per aver organizzato lo sciopero alla rovescia il 2 febbraio 1956. L’articolo 4 della Costituzione sancisce: La Repubblica italiana riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta una attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società. Per protestare contro la disoccupazione e la miseria, invece di incrociare le braccia o assaltare sedi padronali o istituzionali, era intenzione dei manifestanti protestare in modo assolutamente pacifico, sistemando una vecchia strada impraticabile. L’azione non violenta non fu portata a termine per l’intervento delle forze dell’ordine. Dolci fu incarcerato, processato e, nonostante l’arringa in sua difesa fosse pronunciata da Calamandrei - uno dei padri della Costituzione Italiana – condannato. Un paradosso che si fa teatro, capace di evocare dai piccoli fatti quotidiani ai grandi dilemmi, l’Italia lacerata di quei tempi. La ricostruzione del processo e della realtà in cui si svolsero i fatti scorre, alternando poesie di Dolci, filastrocche dei cantastorie, arringhe degli avvocati e requisitorie del Pubblico Ministero (raffinati esempi dell’arte oratoria), pregnanti testimonianze dei contadini di Partinico, siparietti brechtiani che ricordano la tecnica recitativa estraniata dei Pupi siciliani. Sul palco da una parte cinque attori che di volta in volta danno voce ai poveri, agli avvocati, al pubblico ministero, agli onorevoli che, dopo l’arresto di Dolci, infiammarono la Camera e il Senato con vibranti interpellanze parlamentari; dall’altra un attore, Paolo Triestino, nella figura di Dolci, che ascolta, comprende, traduce in lotta non violenta e amplifica a livello nazionale le tragedie della Sicilia affamata e violenta degli Anni Cinquanta. Franco PeròRenato SartiIl ruolo di Calamadrei sarà interpretato ogni sera da personalità diverse che si sono contraddistinte nella difesa della Costituzione, dei diritti civili e della pace: fra gli altri Fausto Bertinotti, Omero Antonutti, Gianni Barbacetto, Augusto Bianchi, David Bidussa, Norina Brambilla Pesce (Associazione Nazionale Partigiani Italiani), Gian Carlo Caselli, Lucia Castellano (Casa Circondariale di Bollate), Gherardo Colombo, Vincenzo Consolo, Cecilia Di Lieto (Radio Popolare di Milano), Daniela Dolci, Nedo Fiano, Don Gallo, Luigi Ganapini (Fondazione ISEC – Istituti per la Storia della Resistenza), Carlo Ghezzi (Fondazione Di Vittorio), Carlo Lucarelli, Dacia Maraini, Chiara Marchini (Emergency), Lidia Menapace, Vera Michelin Salomon (Associazione Nazionale Ex Deportati), Raffaele Morvay, Moni Ovadia, Leoluca Orlando, Edda Pando (Arci), Livia Pomodoro, Virginio Rognoni, Armando Spataro, Marco Travaglio, Giuliano Turone.


E' VIETATO DIGIUNARE IN SPIAGGIA.
Ritratto di Danilo Dolci

(…) Questi fatti lontani ma non dimenticabili sono rievocati con molto brio nel miglior spettacolo di politica illustrata che si veda da tempo.(…) Benchè a senso unico, né data la materia, altro atteggiamento sembrerebbe concepibile, l’apologo evita ogni grevezza didascalica ricorrendo all’umorismo: le scenette brechtiane sono introdotte e recitate da cinque attori siciliani tutti molto vivaci e molto spiritosi, uno dei quali fa da cantastorie mentre gli altri diventano con disinvoltura contadini analfabeti ( di quelli che Dolci riuniva per scambi di opinioni che avevano funzioni maieutiche), agenti, funzionari e via dicendo.(…) Il copione è ricco di battute spassose, quasi tutte provenienti dai verbali dell’epoca, e i circa 80 minuti scorrono leggeri e terribili (quella cari signori, è la nostra Italia).
(Masolino D’Amico, La Stampa - 21 novembre 2007)

(…) Oggi che il suo nome sembra dimenticato, questo spettacolo, presentato come un album di cantastorie che riproduce in scena alcuni momenti della vita pubblica di Danilo Dolci, riempie in parte questa dimenticanza. Strutturato come una rivista popolare E’ vietato digunare in spiaggia può contare su degli interpreti di lingua siciliana a loro agio in quel mondo rude di pescatori che affiancano il bravo Paolo Triestino nel ruolo di Dolci. (…) Da vedere per ricordare e conoscere.
(Maria Grazia Gregori, l’Unità - 3 dicembre 2007)


(…) Ripara all’oblìo uno spettacolo-ritratto di Renato Sarti e Franco Però, che firma la regia:«E’ vietato digiunare in spiaggia»(…) Doppio lo spettacolo: la scena, dove Paolo Triestino è Dolci con sobrietà e fermezza, e nella sala, dove un pubblico popolare manifesta adesione e calore (…) Lo spettacolo ha saputo evitare il rischio del medaglione agiografico; Paolo Triestino è stato discorsivo e spontaneo anche nei momenti didattici (…) E gli attori che erano il triplice coro della vicenda – braccianti e pescatori siciliani, poliziotti e magistrati – hanno avuto accenti genuini di verità (…).
(Ugo Ronfani, Il Giorno - 28 novembre 2007)

(…) Tutto questo rievoca il testo di Renato Sarti da cui è nato lo spettacolo (… e la regia di Franco brechtianamente povera e scarna, con i siparietti, il divertente va e vieni della finzione e la bella trovata di far recitare l’arringa di difesa per Dolci che Piero Calamandrei fece nel processo del ’56 - arringa piena di una sana, bella passione civile - a persone di oggi che hanno dimostrato col proprio lavoro di avere altrettanta passione.
(Anna Bandettini, La Repubblica - 17 novembre 2007)

(…) La manifestazione fu vietata, e la musica di Bach che Dolci aveva fatto ascoltare nella spiaggia di San Cataldo si ritirò all’orizzonte. Come si è ritirata per molti anni dalla memoria la figura stessa di Danilo Dolci, che lo spettacolo ha avuto il merito di far riapparire dietro ai sipari di una fantomatica opera dei pupi, nella veste di dissidente mite osannato dagli intellettuali europei e preso a calci dalla polizia.
(Katia Ippaso, Liberazione - 18 ottobre 2007)


(...) Il copione è ricco di battute spassose, quasi tutte provenienti dai verbali dell’epoca, e i circa 80 minuti scorrono leggeri e terribili (quella cari signori, è la nostra Italia).
(Masolino D’Amico, La Stampa - 21 novembre 2007)

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