venerdì 29 gennaio 2010

CAMBIO DI ORARIO PER DOMENICA 31 GENNAIO!

Si avvisa il gentile pubbblico che a causa del blocco del traffico previsto fino alle ore 18 la replica di 'Che Bio ce la mandi buona!' di domenica 31 gennaio è spostata alle ore 19 per permettere agli spettatori di raggiungere il teatro anche in macchina.

martedì 19 gennaio 2010

SUONI DELLA MEMORIA


MILANO 22-23 GENNAIO 2010 - “SUONI DELLA MEMORIA”
Lib@lab presenta, presso lo spazio pubblico autogestito LEONCAVALLO un evento di due giorni all'ascolto dei suoni della memoria: mostre, teatro, musica e documentari per ricordare che LA MEMORIA E’ ANTIFASCISTA.
In occasione della giornata internazionale “in commemorazione delle vittime del nazionalsocialismo (nazismo) e del fascismo, dell'Olocausto e in onore di tutti coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati” (27 gennaio 1945) e nel giorno dell'anniversario dell'omicidio davanti ai cancelli dell'Università Bocconi di Roberto Franceschi,
Lib@lab propone alla città un percorso di suoni e visioni, all'ascolto di una memoria collettiva.Giunto alla quarta edizione, “SUONI DELLA MEMORIA” anche quest'anno riscopre e intreccia alcune delle storie troppo spesso “mutilate” dalla stampa giornalistica e che “non passano” alla Storia.
Nel giorno in cui una nuova destra egemone si prodiga nel pacificare e “parificare” la memoria della resistenza antifascista con quella di repubblichini e “caduti” sul campo, come ad Acca Larentia, squarciare la coltre di omertà e fare luce sulle verità nascoste, lascia ancora in bocca la sete amara dell'ingiustizia. Per questo, tra il grido e il silenzio, chi non dimentica sceglie la parola: il canto della Shoah si mescola con quello dei desaparecidos, il fischio partigiano con il lamento di tutte le vittime innocenti della strategia della tensione, dei proiettili vaganti, delle leggi liberticide e delle aggressioni squadriste. C’è un filo rosso che unisce le tante morti in tempo di pace.Queste morti invisibili. Lo segue l'itinerario ideale che parte dalla “madre” di tutte le stragi, la bomba di piazza Fontana, di cui è appena ricorso il quarantesimo anniversario, e si volge alla scoperta della storia reale del paese, sfociando naturalmente negli appuntamenti del 25 aprile e del Primo Maggio. Una storia frantumata, che ospita le voci spezzate di Claudio Varalli e Giannino Zibecchi, di Giuseppe Pinelli e di Giorgiana Masi, di Francesco Lo Russo, Peppino Impastato, Fausto Tinelli e Jaio Iannucci, Valerio Verbano, Luca Rossi, Carlo Giuliani...Le tracce lasciate sul selciato dalla vecchia resistenza si intrecciano con quelle della "nuova", mescolando le impronte di chi manifestò in Piazza della Loggia con quelle di ignari viaggianti in aereo, o sopra un treno, appisolati per sbaglio in una sala di aspetto o su una panchina, davanti ai giardini pubblici di questa Italia repubblicana. Walter, Pedro, Franco, Auro, Dax, Federico, Nicola, Abba... nomi che suonano familiari al nostro orecchio, mentre ci sussurrano di un attentato alla vita democratica del paese, di un disegno criminoso che arriva dritto fino ai giorni nostri e di tante lotte sociali, di ieri e di oggi, soffocate nel silenzio.

LA MEMORIA E' ANTIFASCISTA!
PROGRAMMA:
Venerdì 22 gennaio 2010
20.00 Anteprima: "Una questione privata" documentario di Bruno Chiaravalloti. Prodotto con il sostegno dell'Istituto sondriese per la storia della resistenza e dell'età contemporanea e ANPI - sezione Calvairate "martiri Campo Giuriati" - di Milano.
20.30 Cena antifascista
21.30 Presentazione "Il fiore meraviglioso. Percorsi resistenti” libro che raccoglie racconti orali e testimonianze degli ultimi partigiani della “sponda magra” del lago Maggiore, con prefazione di Cesare Bermani, edito dal Circolo Anpi Ispra-Angera in collaborazione con Altre Latitudini, La Torre degli Arabeschi e Suoni Sonori. Al libro, è allegato un cd di canti della resistenza partigiana realizzato dai Friser.
22.30 Concerto Friser Resistenza e lotta partigiana diventano musica.
23.30 “OBLOMOV, ovvero un memento fa” di Andrea Labanca,performance musicale in cui Andrea Labanca, accompagnato da Paolo Ciarchi e Guido Baldoni, riflette sul mondo degli ultimi anni: gente che muore per non aver offerto una sigaretta e campagne antifumo, genocidi accaduti “per caso”, “bombe intelligenti” e altro ancora.Ritroviamo Oblomov, il protagonista dell'omonimo capolavoro di Gončarov, nelle tracce che compongono l'album "I Pesci ci osservano" di Andrea Labanca, uscito recentemente per l'etichetta Preludio.
Sabato 23
Dalle ore 15.00 proiezione no stop dei filmati:
“Italiani Brava gente? Viaggio nel cuore di tenebre degli italiani” intervista ad Angelo del Boca, storico del colonialismo italiano” a cura degli studenti dell'Itsos Albe Steiner, 2009
“Lotta partigiana” regia di Paolo Gobetti e Giuseppe Risso. Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, 1999 “Lo stato di eccezione. Processo per Monte Sole 62 anni dopo”regia di Germano Maccioni, 2007
“12 dicembre” regia di Giovanni Bonfanti e Pier Paolo Pasolini – collettivo di Lotta Continua, 1972
“I cento passi” regia di Marco Tullio Giordana, 2000
“Come un uomo sulla terra” regia di Andrea Segre, Riccardo Biadene e Ymer Dagmawi – Prefazione di Ascanio Celestini, 2009
20.00 Cena antifascista
21.30 “Mai Morti” Spettacolo teatrale con testo e regia di Renato Sarti, con Renato Sarti
“Per noi della X, la morte ha il sapore di un fiore” dice il gerarca della X Flottiglia Mas nel monologo drammatico che porta in scena gli orrori del dna fascista, intriso di violenza, tortura e sevizie. Portati alla luce i delitti degli anni della Repubblica di Salò, lo spettacolo non si limita alla narrazione del passato, intessendo una lucida panoramica del reducismo golpista che ha ispirato una parte della classe dirigente e dei servizi segreti in Italia.A dieci anni dal suo debutto Mai morti si rivela - fra ronde, azioni omofobiche, razzismo, revisionismi di vario tipo, caccia al rom e allo straniero – più attuale oggi. Un testo per rammentarci che la parola antifascismo, in un paese come il nostro, ha ancora una profonda ragione di esistere.
23.30 99 Posse e Madddog in concerto

Lo spazio
lib@lab e il laboratorio Outlines ospiteranno le mostre“12 dicembre 1969 – 12 dicembre 2009” e “Fausto e Jaio 18 marzo 1978”


Per contatti e informazioni:
lib@lab - liberi libri laboratory forestadelleidee@leoncavallo.org

venerdì 15 gennaio 2010

Il commento di Aldo Giannuli


Qualche considerazione sul fallimento della conferenza sul clima.

L’esito deludente (per chi si era illuso) della conferenza di Copenaghen sul surriscaldamento del clima offre lo spunto per riflessioni di diversa natura.In primo luogo, appare evidente l’impotenza della politica a governare le emergenze del nostro tempo e questo è in primo luogo il prodotto del prevalere della logica di mercato su quella politica. Ci sono decisioni che non possono essere assunte sulla base di considerazioni economiche, anzi, che comportano costi economici e da imporre con la forza al mercato. Tanto più dove la logica economica abbia eliminato ogni considerazione di ordine macro economico e si affidi alla razionalità dell’agire economico del singolo operatore (come insegna l’ideologia neo liberista di von Mises e von Hayek).Per il singolo imprenditore l’unico scopo è quello di massimizzare il suo profitto individuale. Pertanto, sarebbe molto meglio non avere nessun gravame fiscale. E, se pagare tasse in cambio di servizi può essere accettato (salvo scaricare il più possibile i costi sugli altri ed appropriarsi dei quanti più benefici possibile) è assai meno accettabile l’idea che il denaro pubblico venga speso per fini sociali (come la sanità, la cultura, i trasporti non remunerativi ecc.) o per ragioni esclusivamente politiche (aiuti a paesi i via di sviluppo, partecipazione a missioni internazionali, promozione internazionale della cultura nazionale, ecc.).
Eppure, scelte del genere devono essere fatte e non possono dipendere dal calcolo dei benefici economici, per di più nel breve periodo. Il clima è uno di questi casi: prendere misure atte a contenere (se non fermare o invertire) la tendenza al surriscaldamento globale impone costi immediati anche non lievi allo scopo di evitare costi assai peggiori ma in un futuro imprecisabile. Si badi: tutto lascia intendere che il “punto di non ritorno” non sia lontanissimo nel tempo, forse qualche anno, forse un decennio o poco più, ma non sappiamo affatto come si manifesteranno gli effetti finali del processo e in che arco di tempo. E’ ragionevole ipotizzare che i costi saranno molto più pesanti di quelli che non dovremmo affrontare ora, ma chissà quando e come si manifesteranno: il mercato è miope e poco sensibile ai problemi di chi verrà.
La globalizzazione, intesa in primo luogo come selvaggia libertà di mercato, ha agito come un gigantesco moltiplicatore di queste tendenze e costituisce oggi il principale ostacolo a qualsiasi decisione: la politica è legata alla dimensione dello Stato nazionale (piaccia o no) ma la volatilità internazionale dei capitali supera facilmente le barriere nazionali, per cui ogni decisione deve fare i conti con il rischio di vedersi volatilizzare i capitali interni.E, dunque, è da qui che dobbiamo partire.
21 dicembre ‘09

sabato 2 gennaio 2010

Il commento di Saverio Ferrari

Nuovi sviluppi sulla strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969: il racconto di chi partecipò agli attentati sui treni nell'agosto '69 e il ritrovamento del deposito da cui uscì l'esplosivo. E a quaranta anni dalla strage, il disinteresse della Procura.



«Io continuo a chiedermi e non sono l'unico, perché per indagini vecchie e nuove, dall'omicidio Calabresi alle Brigate rosse, ad Abu Omar, per non parlare di mafia e corruzione, si siano spese a Milano le forze e l'impegno migliori, si sia lavorato con intelligenza, e perché piazza Fontana sia invece rimasta nell'armadio delle scope». Queste le considerazioni piuttosto amare, raccolte da Luciano Lanza in una lunga intervista al giudice Guido Salvini, ora in «Bombe e segreti» (elèuthera, pag. 180, euro 14), uno dei migliori libri dedicati alle vicende del 12 dicembre 1969, uscito nel 1997, ristampato con questo nuovo importante contributo in occasione del quarantennale della strage.L'interrogativo posto dal giudice Salvini, che condusse dal 1989 al 1997 l'inchiesta sui gruppi di Ordine nuovo e Avanguardia nazionale, poi sfociata nelle nuove indagini su piazza Fontana, è più che lecito. Da più di un anno, infatti, si stanno accumulando nuovi e importanti riscontri su figure e personaggi un tempo di primo piano nell'eversione di destra del Veneto, senza che ciò scuota minimamente la Procura della Repubblica di Milano.Nel settembre 2008 Gianni Casalini, uno dei frequentatori, negli anni Sessanta e Settanta, della libreria Ezzelino di Franco Freda a Padova, poi reclutato come informatore dal Sid, nome in codice «Turco», chiede, tramite lettera, di poter conferire con il giudice Salvini. Ha molte cose da raccontare. In precedenza, bloccato dalla paura di ritorsioni da parte degli ex camerati, si era lasciato andare solo a qualche timida ammissione. In particolare nel maggio 2000, in aula a Milano, durante il primo grado dell'ultimo processo sulla strage di piazza Fontana, in un difficile quanto tormentato interrogatorio, aveva fatto cenno alla sua partecipazione agli attentati sui treni nell'agosto 1969, una decina di bombe, di cui otto scoppiate, dodici i feriti. Una deposizione letteralmente caduta nel vuoto, senza che nessuno neanche si ponesse il problema di risentirlo successivamente.Prima al giudice Salvini, poi, un paio di mesi dopo, di fronte a un sostituto procuratore, Gianni Casalini racconta con dovizia di dettagli del suo operato alla stazione Centrale di Milano nella notte dell'8 agosto 1969. Di come collocò due bombe su altrettanti treni in partenza, il numero del binario di uno dei due, la carta da regalo con cui erano stati avvolti gli ordigni per mascherarli. Riferisce anche l'identità di chi era stato a reclutarlo alla libreria Ezzelino. Fa il nome di uno dei principali collaboratori di Franco Freda, Ivano Toniolo, già comparso nelle telefonate registrate dall'ufficio politico della Questura di Padova in preparazione di una famosa riunione, tenutasi effettivamente il 18 aprile del 1969, in cui Ordine nuovo decise di dare impulso operativo alla campagna di attentati. Nell'occasione, Toniolo, per l'incontro, aveva anche messo a disposizione la casa della madre, esponente di una delle correnti più radicali dell'Msi. Amico di Delfo Zorzi, dopo l'inizio delle prime indagini sulla «pista nera», Ivano Toniolo, annusando il pericolo, era fuggito all'estero, prima in Spagna, poi in Mozambico.Non è inutile ricordare che Franco Freda e Giovanni Ventura furono entrambi condannati con sentenza definitiva a 15 anni per quegli attentati sui treni e per le bombe del 25 aprile 1969 alla Fiera campionaria e alla stazione Centrale di Milano. Nell'ultimo processo milanese si è accertato in modo definitivo che quegli stessi attentati facessero parte del piano che doveva portare alla strage del 12 dicembre. Nella sua deposizione, Gianni Casalini, ha, peraltro, aggiunto nuovi e non trascurabili elementi proprio su quei fatti del 25 aprile e fornito ulteriori riscontri sul ruolo giocato dall'agente «Zeta» del Sid Guido Giannettini. Un lungo racconto, ribadito per filo e per segno nel luglio scorso durante un'udienza nel dibattimento per la strage di piazza della Loggia. Non spetta a noi trarre conclusioni, certo è che in quelle deposizioni si fa il nome di una figura operativa del gruppo Freda, che reclutava per quelle azioni terroristiche che precedettero la strage alla Banca nazionale dell'agricoltura e che soprattutto aveva partecipato alla riunione decisiva del 18 aprile.Non è tutto. Ci sarebbero anche altri testimoni, emersi sempre nell'ambito del processo di Brescia, a loro volta decisi a parlare, e disponibili a ulteriori approfondimenti, che per ragioni di opportunità non è possibile al momento rendere pubblici. Possiamo solo dire che farebbero ulteriore luce sull'ubicazione dei depositi di armi in mano a Ordine nuovo nel Veneto e sulla loro gestione. Quegli stessi depositi da cui sarebbe stato prelevato l'esplosivo poi utilizzato per piazza Fontana. In particolare su quello di Paese, un piccolo comune nel trevigiano, frequentato da Giovanni Ventura e Delfo Zorzi, già rivelato in passato da Carlo Digilio, l'armiere del gruppo, ma mai ritrovato. Ora, grazie, a questi nuovi sviluppi, lo si sarebbe finalmente individuato, riuscendo anche a risalire al proprietario dei locali. Oltretutto, a Brescia, tra gennaio e febbraio del prossimo anno, è previsto l'interrogatorio del generale Maletti, l'ex responsabile dell'ufficio D del Sid, fuggito in Sud Africa, ma pronto a testimoniare. In una sua lunga intervista, che a giorni sarà resa pubblica, anticiperebbe a sua volta l'intenzione di rilasciare alcune importanti rivelazioni su piazza Fontana, mai precedentemente esternate. Ma ai vertici della Procura di Milano e ad Armando Spataro che la dirige, tutto ciò non sembrerebbe interessare. L'interrogatorio di Casalini, in cui lo stesso ha ammesso la propria responsabilità in ordine a due tentate stragi, è stato subito archiviato e non trasmesso ad alcun gip, a chi cioè poteva avviare una qualche indagine. Non ci si è neanche degnati di rispondere all'avvocato Federico Sinicato, che in rappresentanza dei familiari delle vittime ha avanzato un'istanza per la riapertura di un nuovo filone d'inchiesta. Perché? Ogni tanto sentiamo pronunciare su quegli anni la fatidica frase: «Chi sa parli!». Qualcuno lo sta facendo, ma ai vertici della Procura di Milano sembrerebbero tutti sordi. Si teme ancora una volta qualche scomoda verità, o, più semplicemente, non interessa più?