venerdì 4 dicembre 2009

Per Piazza Fontana

Martedì 15 dicembre 2009 - ore 20.45 - al Teatro della Cooperativa

Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa, in collaborazione con Teatro della Cooperativa

1969/2009 Giuseppe Pinelli e Pietro Valpreda:
NOI NON DIMENTICHIAMO


1969/2009 A quarant’anni dalla strage di Piazza Fontana, ricordando Giuseppe Pinelli nel giorno del suo assassinio e l’ingiusta incarcerazione di Pietro Valpreda

CIRCOLO ANARCHICO PONTE DELLA GHISOLFA
in collaborazione con TEATRO DELLA COOPERATIVA
con la partecipazione di MASSIMO VARENGO (F.A.I. - Federazione Anarchica Italiana - Milano)
Cascina autogestita TORCHIERA SENZ'ACQUA


con
PAOLO ROSSI
RENATO SARTI

e LABORATORIO TEATRO BARAONDA (Diego Palladino e Roberto Sau)

musiche dal vivo
GAETANO LIGUORI

interventi LUCA BONESCHI, GIGI MARIANI (avvocati di Valpreda ) MAURO DE CORTES (Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa) SAVERIO FERRARI (Osservatorio Democratico sulle nuove destre) LELLO VALITUTTI (anarchico presente nella Questura di Milano al momento della morte di Giuseppe Pinelli)

Ingresso libero con sottoscrizione

www.teatrodellacooperativa.it
Via Hermada 8, Milano – tel. 02.64749997

Ufficio Stampa: Maurizia Leonelli – 347.5544357 –
stampa@teatrodellacooperativa.it - maurizia.leonelli@alice.it

lunedì 30 novembre 2009

Il commento di Gianni Barbacetto

B, IL GOLPE FREDDO



È iniziata la battaglia finale. B si gioca tutto. Gianfranco lo contraddice, Veronica chiede il divorzio, i giudici lo processano per corruzione,

i mafiosi di Cosa nostra lo accusano di strage... Lui si appella al popolo.
Siamo alla scena finale del "Caimano"?


venerdì 13 novembre 2009

Il commento di Aldo Giannuli

La privacy è uguale per tutti? Un problema politico.

Qualche giorno fa ho partecipato ad un dibattito in materia di privacy ed è insorta la questione relativa ai dati sensibili da tutelare. La legge, in verità, è un po’ indefinita e lascia margini interpretativi un po’ elastici. In particolare il problema riguardava quello dei dati relativi alla salute personale. Ovviamente, il legislatore considera questa materia come coperta dall’obbligo di riservatezza e riguardante la stretta sfera personale. Ma è sempre così? Ad esempio, l’addetto agli impianti di sicurezza di una centrale nucleare o i sistemi aeroportuali ha diritto di nascondere l’insorgere di una affezione nervosa che ne comprometta l’efficienza? Certo, in questi casi ci sono accertamenti periodici proprio per assicurarsene. Ma il problema potrebbe porsi per l’intervallo fra un accertamento e l’altro (e potrebbe trattarsi di periodi anche abbastanza prolungati, fra i 6 ed i 24 mesi). Peraltro, alcuni lavori non prevedono questo tipo di accertamenti periodici ma possono dar luogo a situazioni non desiderabili: un poliziotto o anche un vigile urbano può tenere celato il suo alcoolismo? Il magistrato che soffra di un forte esaurimento nervoso che ne limita la capacità di lavoro, può essere obbligato a chiedere l’aspettativa per motivi di salute?E di esempi potremmo farne ancora di più. D’altra parte, se il dipendente vuole un congedo per malattia deve esibire la relativa documentazione, per godere del suo diritto a curarsi, ma allora non si può pensare che esista un rapporto di sinallagmaticità per cui anche l’azienda ha diritto a sapere se egli è in grado di effettuare le prestazioni che gli sono richieste? La legge traccia linee guida non precisissime in materia. Ma, sin qui, poco male: l’obbligo potrebbe riguardare il rapporto fra cittadino e azienda o ente e restare rigidamente coperto verso terzi (come già accade per i congedi per ragioni di salute). Ma ci sono situazioni ancora più delicate. Ad esempio, nessuna legge obbliga magistrati, parlamentari, governanti a sottoporsi a visite fiscali periodiche eppure siamo sicuri che non ce ne sarebbe bisogno? Un magistrato avanti con gli anni, affetto da avanzata arteriosclerosi può restare al suo posto. E un deputato o un governatore di Regione tossicodipendente? Un ministro che abbia una malattia semi invalidante può mantenere l’incarico anche a detrimento dell’interesse dello Stato? Immaginiamo che una delle quattro cariche principali dello Stato (Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Presidenti di Camera e Senato) soffra di una grave malattia nervosa o magari di una affezione oncologica tale da limitarne la capacità d’azione, che si fa?Ovviamente, occorrerebbe evitare speculazioni politiche che, peraltro, sarebbero moralmente turpi in una situazione del genere, ma tacerlo non sarebbe peggio? Questo potrebbe dar luogo ad un gossip ancora più devastante per le istituzioni.Il caso Marrazzo ci ha ricordato che c’è un vuoto legislativo da colmare e nulla ci garantisce che una situazione del genere non possa ripresentarsi in tempi imprevedibilmente lunghi o brevi. Forse è il caso di discuterne molto rapidamente.
Aldo Giannuli, 4 novembre '09

mercoledì 4 novembre 2009

Il commento di Roberto Duiz

Lo strapotere Inter alla prova Champions

E adesso chi la piglia? Dalla contesa per il ruolo di squadra anti-Inter Juventus e Sampdoria escono sconfitte alla pari. I nerazzurri, con due vittorie in una settimana, scavano una fossa di 7 punti tra sé e i suoi segugi, lasciandoli con la lingua penzoloni. Adesso, bianconeri e blucerchiati hanno le stesse possibilità matematiche di raggiungere la lepre che ha la Roma di raggiungere loro. Sette punti di vuoto tra la prima e le seconde. Altri sette, molto affollati, tra le seconde e la quattordicesima. Un distacco record, quello in testa, a questo punto della stagione. Certo, come si usa dire per lenire lo scoramento «la strada per lo scudetto è ancora lunga». Ma su questa sorta di Camino de Santiago de Compostela che è il campionato a venti squadre l'Inter procede in motorino e le più fortunate delle altre in bicicletta. Superata la salita-Samp con ritmo indiavolato a metà settimana, la Juve sembrava decollata. Buffon, che invocava la scintilla che ne riaccendesse il fuoco agonistico ultimamente assopito, era rimasto impressionato dall'annichilente (per gli avversari) exploit dei suoi compagni al punto di parlare di «esplosione nucleare». A posteriori, una più moderata scintilla che accendesse un focherello duraturo sarebbe stata meglio di un botto fragoroso rivelatosi effimero.Solo tre giorni dopo, infatti, nel secondo tempo contro il Napoli la Juve è «scoppiata» (che è sempre una cosa rumorosa, ma diversa da un'esplosione di salute), facendosi rimontare due gol e subendone un terzo, valido per la sconfitta. Ferrara ha definito la débacle «un pugno in faccia». E questo ha giustificato l'espressione groggy che ha mostrato alle telecamere nel dopopartita. Ma c'è qualcosa che non va in questa Juve creata per vincere senza badare troppo a spese. I 50 milioni investiti in estate per il duo brasiliano Felipe Melo-Diego tardano a fruttare interessi. Fa pensare, in particolare, che il meccanismo, all'inizio promettente, si è inceppato dopo l'infortunio di Marchisio, che non è costato nulla. Poi, più che godere della fantasia di Diego si invoca quella di Del Piero, ancora in lenta ripresa dai sui acciacchi. E più che compiacersi della muscolarità di Melo, pagato 25 milioni alla Fiorentina, si rimpiangono le geometrie di Zanetti, ceduto agli stessi viola per 2. Comunque non c'è tempo per rimuginamenti. L'infermeria è affollata (e anche questo non può essere imputato solo alla sfiga) e gli impegni incalzano. Domani è già di nuovo Champions League e i bianconeri vanno a far visita al Maccabi Haifa, battuto a Torino con affanno e grazie alle prodezze di Buffon. Jean Claude Blanc, capo supremo bianconero, aggira con cura le «r» che esaltano la sua francesità ma pronuncia parole inequivocabili alla truppa confusa: «Sono finiti i jolly», proclama. Il che vuol dire che da qui in poi ogni scivolone verrà esaminato senza troppa accondiscendenza, a partire dal rampollo di famiglia Ferrara, sollecitato a riprendersi in fretta dal ko infertogli dall'allegro Napoli di Mazzarri.Sul fronte doriano, non bastasse la batosta con la Juve e il successivo pareggio in casa col Bari, ci mette del suo Cassano per stemperare l'allegria che ne aveva accompagnato l'andatura fino ad ora. Ha sentito fischi provenienti dal suo pubblico, FantaAntonio. Ed è un suono, quello, che non gli piace. Dunque torna sanguigno come piace a Fascetti, suo primo allenatore in serie A quand'era ancora un bebé e che a vederlo così composto come si è manifestato negli ultimi tempi sembrava quasi «sedato». Ma sono bastati un po' di fischi e qualche mugugno a risvegliare il «ragazzaccio» che c'è il lui. E così ha minacciato di fare le valigie e andarsene via, come ha già fatto da Roma e da Madrid nel suo passato da pazzerellone. Ha invitato il pubblico doriano ad accontentarsi del secondo posto, che è già grasso che cola, negandogli ogni diritto di dissenso. «Qui sono abituati troppo bene», ha ringhiato. Dimenticando che ad abituarli bene è stato innanzitutto lui con le sue fantasmagoriche giocate, che sono delizia per tutti quando le spara, croce per lui quando gli rimangono in canna. Condizione condivisa da tutti (anche se pochi) quelli da cui ci aspetta sempre quel qualcosa in più che fa la differenza. Uno scatto d'intemperanza cassaniana che rincuora non solo Fascetti, che può finalmente riconoscere il «suo» inquieto ragazzo di strada di Bari Vecchia, ma pure Lippi, che diffidando della sua inedita compostezza resiste ad ogni sollecitazione ad affidargli le chiavi dell'attacco azzurro.Vari, comunque destabilizzanti per tutti i contraccolpi dello strapotere dell'Inter. Almeno in Italia. Perché nell'Europa di Champions deve ancora vincere una partita. Ed è ora che ci riesca se non vuole rimanerne fuori prima ancora che il gioco si faccia duro davvero. A cominciare da Kiev, domani, dove Mourinho non potrà contare su qualcuno dei suoi «insostitubili». Però la rosa che ha a disposizione non gli consente alibi, anche ammesso che ci si voglia appendere, cosa improbabile perché lo ridimensionerebbe ad una taglia Normale troppo striminzita per uno Special One. Ma la partita Champions con più appeal è quella del Milan col Real Madrid, già battuto al Bernabeu. E' il ritorno a San Siro di Kakà, il grande rimpianto. Occasione più che mai propizia (specie per Ronaldinho) per una performance da «Milan di Coppe», euforizzante e scaccia-nostalgie al contempo. B

lunedì 2 novembre 2009

Intimidazione fascista contro Radio Popolare

Il Teatro della Cooperativa esprime la propria solidarietà a Radio Popolare, vittima di una gravissima intimidazione fascista la mattina del 1 novembre

www.radiopopolare.it

Festival Gender Bender a Bologna!

Dal 3 al 7 novembre a Bologna il Festival Gender Bender!
Tutte le info su www.genderbender.it

Il caso Stefano Cucchi

Addio ad Alda Merini

Renato Sarti e il Teatro della Cooperativa si uniscono al cordoglio per la scomparsa della poetessa Alda Merini.

venerdì 30 ottobre 2009

Il commento di Gianni Barbacetto

Gasparri sbaglia strada, Silvio la consiglia a Marrazzo (ma è sbagliata)

Due uomini al posto sbagliato. Gasparri sulla strada dei trans (ma si era perso: gli succede spesso, quando parla in tv). Berlusconi, in ontologico conflitto d'interessi, invece di invitare Marrazzo a denunciare i suoi ricattatori, gli consiglia di comprare il video del ricatto (mettendosi così nelle mani del presidente del Consiglio-datore di lavoro di Feltri-padrone di "Chi"). Questa è l'Italia del fango, signore e signori. E i giochi sono appena cominciati...

30 ottobre 2009 - www.societacivile.it

lunedì 26 ottobre 2009

il disegno di ugo pierri

Il commento di Aldo Giannuli

Ma davvero qualcuno vuole uccidere Berlusconi?
Forse si, ma non quelli che dicono.

Da una settimana “Il Giornale” ha iniziato a martellare sul tema della campagna di odio della sinistra che preluderebbe ad un attentato al Cavaliere. La cosa è iniziata con un pisquano qualsiasi, presentato come “un dirigente del Pd” (segretario di un circolo di paese) ed è proseguita con una generica segnalazione dei servizi sul pericolo di un attentato da parte di qualche esaltato per arrivare, ieri, alla notizia che in ben 11.000 siti si rintraccerebbero progetti omicidi del genere. C’è da prendere la cosa sul serio? Ovviamente no, messa in questi termini: se ripetessero l’esperimento sui siti con il nome di Obama troverebbero un milione a passa di cose così, ma, appunto, non è così semplice che un esaltato possa arrivare a colpirlo. Anzi, non è che i servizi ci facciano una gran bella figura prendendo sul serio un allarme del genere, peraltro così generico e fumose: uno squilibrato è per definizione imprevedibile, può agire oggi o fra 5 anni, senza alcuna logica ed, allora, su cosa si regge questa segnalazione? L’esposizione mediatica di Berlusconi? Ma Berlusconi è sempre sui mezzi televisivi così come lo è Benedetto XVI: dibbiamo prevedere un attentato al Papa? Poi si immagina che un uomo protetto dai servizi di Stato, da quelli della Mediaset e, forse, anche da quelli di un”paese amico ma non alleato” non sia così facilmente vulnerabile. Dunque, possiamo liquidare tutto come la solita campagna vittimistica di Berlusconi, contro al sinistra che lo perseguita? Forse le cose non sono così semplici. Certo, un pericolo reale non viene nè dalle pretese nuove Brigate Rosse o dagli anarco insurrezionalisti, nè dai ragazzi dei centri sociali o dalla Cgil ecc. Questo però non vuol dire che le cose siano poi cosi calme. In primo luogo: c’è una tensione evidente e palpabile nei rapporti fra Usa e Italia ( e si pensi all’attacco di Luttwak a Berlusconi di qualche giorno fa) che si estende anche ad altri servizi occidentali come quello inglese (si pensi alla sparata sugli accordi fra il Sismi ed i talebani in Afghanistan) Ci sono anche strani movimenti tutti da capire, come l’improvviso viaggio in Russia di Berlusconi –con la risibile spiegazione della prossimità del suo compleanno a quello di Putin-. E c’è un evidente terreno di scontro su questioni petrolifere (ma ne parleremo nella prossima occasione). Ed allora la segnalazione del Sismi di possibili attentati può avere una chiave di lettura diversa: dire nuora perchè suocera intenda. Forse ci si riferisce a qualche altro piano di attentato molto più temibile e... chi deve capire capirà.

giovedì 22 ottobre 2009

Annullato Angelicamente Anarchico

Con la presente si comunica che lo spettacolo previsto in data 24 ottobre 2009 Angelicamente Anarchico inserito all'interno della Festa del Teatro e programmato per le ore 21.00 presso il Teatro della Cooperativa a causa di un serio peggioramento delle condizioni di salute del protagonista Don Andrea Gallo è annulato e sostituito dallo spettacolo Camalli, gente di terra e di mare di Amanzio Pezzolo e Fulvio Fossati con Amanzio Pezzolo e musiche improvvisate ed eseguite dal vivo da Davide Giromini."Lo spettacolo nasce da suggestioni personali, ricerche storiche con metodi antropologici, raccolta di testi orali, per un lavoro a cavallo tra il teatro di narrazione e la sperimentazione. Gli argomenti trattati sono balzi della memoria storica, politica, sociale dei portuali, dei camalli, attraverso le epoche. In scena un narratore naturale protagonista in prima persona delle molte vicende raccontate, Amanzio Pezzolo, viceconsole della compagnia unica lavoratori merci varie del porto di Genova (Culmv). Un work in progress, che andrà nei porti del mondo, che racconterà il libero pensiero, la storia delle lotte politiche, vecchie e nuove, teatro della memoria ma insegnamento per le ultime generazioni che si stanno affacciando al mondo del lavoro portuale e alle problematiche della sicurezza, dei diritti umani, e non ultimo al futuro di una città Genova e del suo mare: il Mediterraneo."

Il commento di Roberto Duiz

TACA LA BALA
Lo scolapasta sulla testa del ct permaloso

Chiusura degna di uno sguaiato talk show televisivo quella della parentesi azzurra che è valsa all'Italia la qualificazione al Mondiale. Il mesto spettacolo offerto a Parma contro Cipro ha stimolato nel pubblico solo fischi e slogan pro-Cassano, il grande escluso. Lippi, c.t. campione del mondo di calcio e di permalosità, l'ha presa malissimo e ha replicato in differita, a partita conclusa, rimandando tutti gli insulti al mittente. Non è bello, ma tant'è. Marcellone da Viareggio sta già scavando la trincea che in Germania si è rivelata un riparo vincente. Dentro lui i suoi prodi, acquattati in attesa di un assalto alla baionetta, e fuori tutti gli altri. Non c'è che da lasciarlo lì, col suo scolapasta in testa, e accogliere con sollievo il ritorno del campionato. Se l'Italia ha mantenuto l'imbattibilità nel girone di qualificazione lo deve soprattutto a Gilardino, autore di quattro gol in quattro giorni, tre dei quali nello spazio di un solo quarto d'ora. E' in gran forma, il Gila. E oggi è già di nuovo in campo a Torino, dove ritroverà sei dei suoi compagni d'avventura in azzurro, tutti con una maglia diversa dalla sua, però, a righe bianconere.Juventus e Fiorentina formano la coppia di scorta nell'attuale classifica, due punti dietro Sampdoria e Inter, coppia in prima linea. Poiché la giornata prevede che i blucerchiati scendano nell'arena laziale e i nerazzurri in quella genoana ci potrebbe anche stare, per l'una o per l'altra, un sorpassino. Difficile che bianconeri e viola ammicchino ad un accomodante pareggio. Gilardino ha un motivo in più per confermarsi killer spietato, visto che dall'altra parte gioca Amauri, candidato ad insidiarne la titolarità in nazionale. La Juve deve fugare i dubbi sul suo ruolo di principale antagonista dell'Inter, amplificati dal capitombolo a Palermo prima della sosta. A tutto questo si deve aggiunge la storica rivalità tra due squadre che raramente si risparmiano quando si affrontano. Subito dopo Genoa-Inter. Quanto basta, insomma, per togliere il proscenio alla nazionale e dare a Lippi tutto in tempo di ricomporsi dietro le quinte.

lunedì 19 ottobre 2009

Il commento di Aldo Giannuli

Berlusconi ha perso: benissimo!
Però adesso prepariamoci all’urto frontale.


Con un insperato sussulto di dignità (mancato nella precedente occasione del Lodo Schifani) la Corte Costituzionale ha cancellato il “Lodo Alfano”, stabilendo, una volta per tutte, che le immunità possono essere stabilite solo con revisione costituzionale. Benissimo: brindiamo!
Però, appena vuotata la coppa di champagne, passiamo a riflessioni più sobrie e facciamo un bilancio realistico dell’accaduto.
In primo luogo, probabilmente non vedremo il Cavaliere condannato.
Infatti, i suoi avvocati hanno già detto che il processo non sarà la semplice ripresa e conclusione del “processo Mills”, ma chiederanno (e, supponiamo, otterranno) che si tratti di un nuovo processo, che parte da zero: con i tempi della giustizia italiana, campa cavallo che l’erba cresce e la prescrizione arriva. Dunque, da questo punto di vista, è una vittoria di Pirro.
I pericoli veri, per lui, vengono da altro. Ad esempio, può succedere che la pronuncia sul Lodo Alfano risvegli vecchie istruttorie che sonnecchiavano o ne susciti di nuove. Non ci sarebbe da essere stupiti di una inchiesta per mafia sull’asse Milano, Palermo, Caltanisetta, Firenze. O, magari di un grosso scandalo per corruzione su chissà quale vicenda; tanto per dire una cosa qualsiasi, un fallimento dell’Alitalia o una inchiesta sull’affaire Eni-Gazprom.
Berlusconi delira quando pensa ad un complotto dentro cui stanno Murdoch e Napolitano, Il Presidente della Corte Amirante e la D’Addario, Fini e i magistrati di mezza Italia, i vescovi “rossi” e Repubblica, però questo non significa che non abbia davvero nemici che stanno prendendo la mira per impallinarlo definitivamente. D’altra parte, se l’è cercata e non c’è mica bisogno di fare il Congresso di Vienna per avviare la battuta di caccia al cinghiale.
Dunque, il cielo è nero e la grandinata sta per arrivare. Però, il Cavaliere non è uomo da farsi fucilare senza reagire, per cui dobbiamo scontare una sua reazione di estrema violenza. D’altro canto, l’uomo è anche su di giri: nella dichiarazione al Tg, dopo la pronuncia della Corte, era iperagitato come un sedicenne anfetaminico. In meno di tre minuti ha scatenato la guerra nucleare con tutti gli organi di garanzia costituzionale: Presidente della Repubblica, Corte Costituzionale, magistratura. Poco mancava che mettesse nel mucchio anche il Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Fosse per lui, c’è da stare certi che andremmo dritti alle elezioni anticipate (come chiedono alcuni suo fans come Belpietro su Libero), ma ci si sono messi per traverso Fini ed ora anche Bossi. La Lega vuole prima le regionali (in cui portare a casa qualche governatore) ed i decreti attuativi del federalismo fiscale. Peraltro, delle elezioni-referendum sul nome di Silvio gli porterebbero via un bel po’ di voti, dunque si capisce che non ne voglia sentir parlare.
Per ora la cosa più probabile è che il referendum sul Cavaliere lo saranno le elezioni regionali preparate da un clima incandescente da pre-guerra civile: manifestazioni di massa, che potrebbero dar luogo a scontri di piazza come non ne vediamo da trenta anni, scandali contro avversari, repressione a muso duro.
Giorni fa, in un filo diretto a Radio Popolare, un ascoltatore mi chiedeva le probabilità di una nuova strategia della tensione, con attentati e simili. Confermo quel che gli ho risposto: quel tipo di strategia chiede una compattezza istituzionale e delle capacità professionali che non credo oggi ci siano, per cui la cosa è poco probabile. Ma non del tutto impossibile. Anche perchè, potrebbe intervenire qualche servizio segreto straniero, magari di un paese amico e ma non alleato ed inserirsi nel gioco con proprie iniziative..
Insomma, correggendo Mao: “Grande è la confusione sotto il cielo: la situazione fa schifo”
E noi facciamo bene a prepararci all’urto frontale, tendendo i nervi saldi. Mai come oggi è necessario non farsi guidare dall’odio viscerale per Berlusconi, ma restare lucidi e freddi.
Anche perchè c’è un’altra partita che rischia di aprirsi e del tutto imprevista. Ad accorgersene è stato Rino Formica, che resta una delle poche teste fini di questo paese: Pecorella ha sostenuto davanti alla Corte che il nuovo sistema elettorale, per il quale il nome del candidato Presidente del Consiglio è scritto sulla scheda, ha di fatto determinato una trasformazione del nostro sistema costituzionale, conferendo al Premier una collocazione ben più elevata di quella di “primus inter pares” assegnatagli dalla Costituzione. Per cui, se la Corte dovesse accettare questa impostazione obbligherebbe il Parlamento a riscrivere la Costituzione; se la respingesse potrebbe scatenare l’assalto finale della destra contro l’attuale Costituzione e per il passaggio ad una repubblica presidenziale ed autoritaria. E c’è da immaginare in che clima si svolgerebbe lo scontro.
Coltiviamo tuttavia la speranza che la sinistra (superate le scempiaggini bipolari tanto care a Franceschini) sappia attrezzarsi per tempo allo scontro e vincerlo.
In fondo, ogni tanto arrivano anche notizie come quelle di ieri che fanno dire anche ad un miscredente inveterato come il sottoscritto : “Sia LODato Gesù Cristo. Sempre sia Lodato”.

www.aldogiannuli.it

venerdì 16 ottobre 2009

Il commento di Assunta Sarlo

A proposito di Rosi, di uomini e del maestro Manzi

Dice Rosi Bindi nell’intervista al Corriere tv: “ Molti mi hanno detto che si sono sentiti offesi. Perché è vero che, per quanto maschilismo ci sia nella società, persino gli uomini si sono sentiti offesi da quella immagine”. L’immagine, com’è stranoto, è quella del premier che esprime tutto il suo sessismo, apostrofando Bindi , durante il collegamento con Porta a Porta, con un “lei è più bella che intelligente”.
E dunque gli uomini. Il caso Berlusconi D’Addario ha innestato un vivace dibattito estivo– peraltro quasi esclusivamente femminile- sul (presunto) silenzio delle donne davanti a modelli del femminile che oscillano tra la velina e la cortigiana, passando per un posto in lista o in parlamento. L’offesa a Bindi ha prodotto tonnellate di sacrosanta indignazione femminile sotto forma di appelli, fotografie, proteste, gruppi sui social network, incontri ecc ecc. Eppure non sembra che altrettante voci si siano levate a guardare dentro il modello di maschile che B. propone all’identificazione collettiva degli italiani: un settantenne che si fa vanto di avere rapporti sessuali con donne giovanissime, che scambia sesso con potere , che chiede alle donne di essere solo giovani, belle e adoranti al suo cospetto, pena il loro non esistere. Uno che persino nella sua immagine paterna si propone come un modello arcaico e non paritario: qualcuno ricorda quando, dopo l’apparizione al compleanno di Noemi e il rimprovero della sua ex moglie di non aver partecipato neanche al diciottesimo della propria figlia, rispose piccato che aveva comunque “sostenuto finanziariamente” quella festa? Come dire che a casa chi caccia i soldi è papà e al resto ci deve pensare la mamma…
Non sembra che allora e dopo ci siano state, fatte qualche eccezione, voci maschili che abbiano rintracciato il nocciolo della questione: che in gioco c’è un modello di maschile sul quale riflettere per scoprirne i nessi con la propria vita, con il proprio modo di stare in relazione con le donne nello spazio privato come nello spazio pubblico, in famiglia, al lavoro, in parlamento. Ecco perchè è una buona notizia che oggi Bindi dica che “persino” gli uomini nonostante il maschilismo imperante (mica solo a destra, ndr) si sono sentiti offesi. Meglio tardi che mai, diceva il compianto maestro Manzi..

giovedì 15 ottobre 2009

Stasera

IL SANGUE E LA NEVE
giovedì 15 ottobre 2009
film in onda su Rai 2 alle ore 23,35
Cari Amici,
spero di non risultare invadente, ma l’occasione è talmente importante che voglio correre il rischio.

Ho girato questo film, dedicato ad Anna Politkovskaja, l’anno scorso in un cementificio abbandonato ad Alzano Lombardo, con Ottavia Piccolo come protagonista.

I testi sono tratti da un memorandum che Stefano Massini ha elaborato a partire da articoli, interviste e brani autobiografici della giornalista russa.

Credo che l’opera e la vita di questa donna straordinaria si spieghi da sé, per cui non ho bisogno di aggiungere altro, soltanto segnalare che il lavoro fatto in sua memoria va finalmente in onda.

La vita della giornalista russa, che con estremo coraggio ha raccontato fino alla fine la Cecenia e la Russia di Putin, mi ha profondamente colpito.

La sua esistenza è stata segnata da una parabola che sembra disegnata da un tragico greco.

L’epilogo scontato, senza possibilità di catarsi; una giornalista messa a tacere definitivamente con la violenza tramite cui si compie lo stupro di una democrazia che diventa di giorno in giorno più debole.

Ottavia Piccolo, più che interprete, si è fatta testimone per continuare a raccontarne la storia, affinché non si ripeta.

Il film è stato presentato al Festival del Cinema di Venezia e ha già avuto diverse anteprime in Italia.

Il pubblico, sempre colpito da commozione unita a indignazione, mi ha gratificato molto più del consenso di critica ricevuto.

E mi ha fatto cogliere il senso profondo di un lavoro come il mio, quando si riesce a farlo.

Mi fa piacere condividere questo con Voi.

Felice Cappa

In occasione dell'inaugurazione di

"CARTA BIANCA: il diritto di sapere - il dovere d'informare"

V edizione della rassegna "RintracciArti - diritti in cerca di'identità"

Ottavia Piccolo e Felice Cappa saranno presenti a Mantova

nel pomeriggio di sabato 21 dicembre 2009

al Palazzo della Ragione di piazza Erbe, dove verrà proiettato anche il film

martedì 13 ottobre 2009

Un teatro per Milano

UN TEATRO PER MILANO
incontro con Renato Sarti


Sabato 17 ottobre, ore 11
Biblioteca Braidense, via Brera 28, Milano.


L'incontro è inserito nella rassegna "Milano e la memoria"

a cura di
Biblioteca Nazionale Braidense
e Daniele Biacchessi


www.braidense.it

venerdì 2 ottobre 2009

Il commento di Gianni Barbacetto...

VIDEOCRACY, LA CENSURA


Chi in Rai ha detto no al trailer ha ammesso che in Italia... La visione di Videocracy, il film di Erik Gandini che sarà presentato al festival di Venezia, è sconvolgente perché tutto ciò che dice, tutto ciò che fa vedere è già ben conosciuto dagli italiani. Potrà stupire (o indignare, o inorridire, o far ridere) gli stranieri, ma non noi italiani: è la nostra vita, la nostra storia. Certo, fa impressione sentir cantare l'inno "Meno male che Silvio c'è", in un clima da regime al tempo stesso preoccupante e ridicolo. E fa impressione vedere il telefonino di Lele Mora che suona "Faccetta nera" con video di svastiche e croci celtiche. Il resto però lo conosciamo bene, lo abbiamo visto svilupparsi giorno per giorno, anno dopo anno. Ma proprio per questo è sconvolgente: poiché siamo dentro questa storia, essa non ci stupisce più, non c'indigna, non ci sconvolge; ma ecco arrivare un film made in Sweden che ci mette davanti a uno specchio e ci fa risvegliare dall'incanto, ci fa tornare a vedere in che situazione viviamo.

E meno male che ci sono gli uomini della Rai e di Mediaset a mettere nero su bianco la verità: sì, le motivazioni con cui i dirigenti della tv pubblica e privata hanno rifiutato il trailer di Videocracy sono da scolpire sulla pietra. Perché dicono, paradossalmente, la verità e accentuano la scossa provocata da questo film. Mediaset boccia il trailer sostenendo che è un attacco alla tv commerciale (dando per scontato dunque che la tv commerciale sia direttamente uno strumento politico, anzi partitico). La Rai fa di più. Per la Rai il trailer è da censurare perché è un «inequivocabile messaggio politico di critica al governo», dato che alterna immagini del film con dati statistici tipo «l'Italia è al 67mo posto nelle pari opportunità»; oppure: «l'80 per cento degli italiani utilizza la tv come principale fonte di informazione». È da censurare perché collega «la titolarità del capo del governo alla principale società radiotelevisiva privata» e dunque ripropone - pensate un po'! - la questione del conflitto di interessi. È da censurare perché il film potrebbe far pensare che «attraverso la tv il governo potrebbe orientare subliminalmente le convinzioni dei cittadini influenzandole a proprio favore ed assicurandosene il consenso».

È da censurare infine anche perché non accenna al caso Noemi e alle escort (per forza, il film è stato finito prima che scoppiasse lo scandalo), ma mostra programmi «caratterizzati da immagini di donne prive di abiti e dal contenuto latamente voyeuristico delle medesime» e dunque «determina un inequivocabile richiamo alle problematiche attualmente all'ordine del giorno riguardo alle attitudini morali» di Berlusconi «e al suo rapporto con il sesso femminile, formulando illazioni sul fatto che tali caratteristiche personali sarebbero emerse già in passato nel corso dell'attività di imprenditore televisivo». Non è straordinario? Il solerte funzionario Rai, più realista del suo re, imputa al film di essere profetico e di far pensare gli spettatori. Certo che, mentre il tempo passa, la situazione peggiora: un tempo il regime censurava i film e i programmi (da quello di Daniele Luttazzi a "Raiot" di Sabina Guzzanti, dal "Caimano" a "Viva Zapatero"). Oggi non sopporta neppure i trailer.


E intanto succedono altre cose: il capo del governo querela un giornale, Repubblica, solo perché si permette di fargli domande; il suo giornalista di fiducia per i momenti di difficoltà (Vittorio Feltri) lo vendica attaccando in maniera ignobile il direttore di Avvenire che si era permesso di riportare le critiche del mondo cattolico allo stile di vita del presidente del Consiglio; e Berlusconi, per non avere critiche in Europa, si spinge perfino a chiedere il silenzio dei commissari europei, pena il loro licenziamento. All'inizio c'erano i lustrini luccicanti delle tv mostrati da Videocracy. Oggi sotto quei lustrini si intravede sempre più chiaramente la vocazione irresistibilmente autoritaria di Berlusconi.
(29 agosto/1 settembre 2009)
www.societacivile.it

mercoledì 30 settembre 2009

Il commento di Saverio Ferrari

MARIO BORGHEZIO A CONVEGNO CON CUORE NERO
QUANDO LE DESTRE SI CONFONDONO

Mario Borghezio è atteso per sabato prossimo a Milano. Motivo: un convegno dal titolo “Che razza di scuola sarà” nella sede di Cuore nero, in via Pareto 14. Con lui anche Davide Di Stefano, il responsabile nazionale del Blocco studentesco.
Le simpatie dell’europarlamentare della Lega per l’estrema destra sono arcinote. Non solo per via dei suoi trascorsi in Ordine nuovo. Fu anche arrestato il 12 luglio 1976 a Ventimiglia, sorpreso a trasportare volantini inneggianti all’assassinio del magistrato Vittorio Occorsio, freddato a Roma solo due giorni prima da una sventagliata di mitra proprio da un nucleo di On capitanato da Pierluigi Concutelli. Occorsio era il giudice che aveva avviato il procedimento giudiziario per ricostituzione del partito fascista nei confronti del gruppo che, a seguito del processo, nel novembre 1973, venne sciolto. Più recentemente Mario Borghezio, nel 2002, tra luglio e settembre, prima partecipò a un paio di convegni di Forza nuova contro l’Islam e l’antifascismo, definito “maschera e arma di comunismo e poteri forti”, poi tra ottobre e novembre si rese protagonista di un giro di comizi con la formazione di Roberto Fiore toccando importanti città italiane, tra le altre, Milano, in piazza del Duomo, titolo della manifestazione “Orgoglio Padano, orgoglio Cristiano”, e Roma, in piazza S.S. Apostoli, raduno celebratosi con lo stesso segretario nazionale di Fn, conclusosi con tanto di saluti romani, costringendo la stessa Digos ad avviare un’indagine.
Un sodalizio così stretto, quello tra Borghezio e Roberto Fiore, al punto che qualcuno pensò si stesse lavorando a un’alleanza organica. Ma poi, dopo il viaggio a Gerusalemme di Gianfranco Fini, presidente di An, nel novembre 2003, che originò la famosa dichiarazione sul fascismo come “male assoluto”, venne anche lo strappo di Alessandra Mussolini che dette vita a quel cartello elettorale con Forza nuova, la Fiamma tricolore ed il Fronte sociale nazionale, che di lì a poco assunse la denominazione di Alternativa sociale. I rapporti si allentarono. Eppure Mario Borghezio, dal canto suo, ce l’aveva messa davvero tutta. Presidente dei cosiddetti Volontari verdi, guidati da tal Max Bastoni, ex missino, noto per l’inqualificabile slogan razzista “Bastoni agli immigrati”, aveva propagandato tramite il sito dell'associazione i testi sul “sangue e la razza” di Julius Evola e Franco Freda come “letture consigliabili”. Si era anche adoperato affinché venisse adottato all’interno degli stessi Volontari il “Trifos” o “Triskel”, una sorta di svastica a tre gambe, già utilizzata dalle Waffen-Ss belghe e in seguito, a livello internazionale, anche da diversi gruppi neonazisti in Europa e in Sud Africa.Ora ci riprova. Il richiamo deve essere irresistibile. I camerati di Cuore nero sono per altro da tempo in difficoltà, sia a causa di una consistente fuoriuscita di militanti nei mesi scorsi (passata dai media sotto silenzio) transitati direttamente al Popolo delle libertà, sia per lo scarsissimo seguito nelle scuole milanesi ottenuto dal Blocco studentesco. L’aiuto di Borghezio non poteva mancare. D’altronde, solo nel marzo di quest’anno il nostro aveva avuto l’onore di essere inserito in un'inchiesta, trasmessa da Canal Plus in Francia, dedicata all’estrema destra in Europa. Nelle immagini in questione è possibile vedere, ma soprattutto sentire Borghezio, ospite del movimento francese Nissa Rebela, il cui leader Philippe Vardon è già stato condannato Oltralpe per islamofobia e ricostituzione del partito fascista. Non accortosi di come le telecamere lo stessero ancora seguendo e registrando consigliava: “Occorre insistere molto sul lato regionalista del movimento. È un buon modo per non essere considerati immediatamente fascisti nostalgici, bensì come una nuova forza regionalista, cattolica eccetera eccetera… ma dietro tutto ciò, siamo sempre gli stessi”. Mai avuto dubbi in proposito.


SAVERIO FERRARI
Milano, 2 settembre 2009

martedì 29 settembre 2009

Il commento di Aldo Giannulli

parà della Folgore caduti in Afghanistan.
www.aldogiannuli.it

Giovedì scorso, all’inizio della seduta del Consiglio di Facoltà, un rappresentante degli studenti, ha chiesto un minuto di silenzio per i sei parà della Folgore caduti in Afghanistan. Insieme a pochi altri colleghi, non mi sono alzato: la cosa mi sembrava falsa e rituale, anche se le intenzioni di chi l’aveva proposto e di chi vi partecipava erano probabilmente le migliori. Non mi piaceva.
Ho poi letto di siti (presumibilmente di estrema sinistra, area alla quale mi sento di appartenere) che parlavano di “lotta antimperialista”, definendo i sei “mercenari fascisti”, ho visto le scritte lasciate sui muri di Milano che dicevano “-6”, ho saputo del parroco di Monte di Rovagnate che ha definito, anche lui, fascisti i parà e ho letto su un sito un invito a brindare alla morte dei sei. Respingo l’invito come il precedente. Non mi piace, anzi, a dirla chiara, lo trovo ripugnante.
Per quanto io non sia un non violento ostile per principio all’uso delle armi, non mi va di brindare alla morte di sei persone. L’ho fatto una sola volta in vita mia (e lo rifarei): alla morte di Carrero Blanco, perchè quello significava l’inizio della fine della dittatura fascista in Spagna. Ma, in generale, non mi rallegra l’uccisione di nessuno, neanche di un mafioso o di un nazista. La lotta armata può essere moralmente giusta e politicamente necessaria, questo non toglie che non è mai una festa da ballo.
Ma lasciamo da parte gli aspetti morali o legati alla sensibilità umana; quello che conta è il profilo politico.
Mi sembra che ci siano due visioni perfettamente speculari di quello che sta succedendo in Afghanistan. Per la prima, i soldati occidentali sono crociati della democrazia e della libertà (soprattutto della donna) e chi li attacca sono solo terroristi, selvaggi da distruggere, mentre, ovviamente, la popolazione è dalla parte del legittimo governo Karzai, retto dalle armi della coalizione. Per gli altri, c’è in corso una lotta di popolo (di tutto il popolo) contro una turpe aggressione imperialista e i soldati che la attuano sono tutti mercenari fascisti.
Sono esattamente la stessa versione che cambia il segno positivo o negativo davanti al nome dei contendenti. Ragionamenti da tifoseria calcistica, che non hanno nulla a che fare con l’analisi di quel che effettivamente succede a Kabul e dintorni.
In primo luogo: l’attacco era iniziato con lo scopo dichiarato di catturare Osama Bin Ladin e il mullah Omar e con quello aggiuntivo di fare dell’Afghanistan un paese democratico. Dopo otto anni (dicesi otto anni) di occupazione militare, nessuno dei due è stato catturato, la guerriglia dei talebani prosegue imperterrita e nessuno può decentemente sostenere che il regime corrotto e mafioso di Karzai abbia niente a che fare con la democrazia. Tanto che persino la Ue è stata costretta a non riconoscere i risultati delle elezioni, avendo riscontrato brogli nel 10% dei seggi ( e se nel 10% dei casi sono stati appurati e comprovati, immaginiamo quale possa essere la percentuale reale). Nessuna persona di buon senso farebbe Karzai neppure amministratore del proprio condominio.
La verità è che è in corso una occupazione militare che va molto al di là dell’originario mandato Onu (già in se molto discutibile), che questo non c’entra con la fondazione di un regime democratico, quanto con il controllo di una zona strategica per la presenza dei condotti energetici. A tutto questo si è aggiunta, più recentemente, una ulteriore ragione militare: la prossimità al confine cinese, in un momento in cui si profila uno scontro fra Usa e Cina. Tutto il resto è mitologia.
D’altra parte, se c’è una guerra in corso, non si può pretendere che si spari da una parte sola. E dunque, il cordoglio rituale per i caduti maschera solo la cattiva coscienza di chi sa che i soldati italiani sono truppe di occupazione, sa che in guerra si spara e si muore da tutte due le parti, però si costerna solo quando a cadere sono i suoi soldati ed accoglie la notizia come una sciagura imprevista. Di quelle morti non sono responsabili solo quelli che hanno innescato la bomba che le ha provocate, ma anche quanti hanno mandato lì quei soldati e quanti sostengono che devono restarci.
Ma tutto questo non significa che si debba fare il tifo per i talebani. In primo luogo, mi sembra di ricordare che sono gli stessi che hanno combattuto per dieci anni contro l’invasione sovietica, ma non ricordo particolari trasporti di simpatia dell’estrema sinistra per loro (quella non era una aggressione imperialista? Che ne dite?). All’epoca, mi sembra di ricordare, se ne parlava come di agenti della controrivoluzione, sostenuti dall’imperialismo americano e dai loro lacchè sauditi, che volevano instaurare un regime oppressivo ed oscurantista. Ve ne ricordate?
Beh, non è che siano cambiati nel frattempo: il Mullah Omar continua a non essere Che Guevara.
In secondo luogo, il popolo afghano non sembra gradire l’occupazione americana, ma sembra gradire ancor meno i talebani del cui regime non serba un gran bel ricordo. E dunque, andiamoci piano prima di dipingere scenari di lotta di popolo contro il bieco imperialismo ed i suoi mercenari fascisti. A proposito: per quanto l’occupazione militare occidentale sia un regime oppressivo e gli occupanti ne faranno di tutti i colori, non pare che si possa parlare di qualcosa di paragonabile all’occupazione nazista e, per quanto quella dell’esportazione della democrazia sia una favola, definire fasciste le forze occupanti è un po’ forte. Anzi: è proprio una bestialità. Il mondo non è colorato in nero-fascista e rosso-rivoluzionario: ci sono molti altri colori.
Ed attenzione anche a questo uso disinvolto del termine “mercenario”: confondere dei soldati di un esercito regolare con dei mercenari, può avere l’effetto poco simpatico di nascondere il fenomeno molto preoccupante dei contractors che, invece, merita molta attenzione.
Insomma, il tifo lasciamolo negli stadi: la politica è una cosa seria.

Aldo Giannuli, 21 settembre '09

Grosse novità per il Blog della Cooperativa!

Da oggi il Blog del Teatro della Cooperativa sarà impreziosito dagli interventi di Assunta Sarlo, Aldo Giannulli, Roberto Duiz, Gianni Barbacetto
e Saverio Ferrari.

A questi si aggiungono anche i disegni di Ugo Pierri, pittore triestino.
Un'occasione in più per informarsi e continuare a seguirci!

mercoledì 23 settembre 2009

ADESSO BASTA!

Molotov contro locale gay a Roma


Molotov contro locale gay a Roma (ANSA) - ROMA, 19 SET - Un ordigno molotov e' stato lanciato questa mattina contro la serranda della discoteca 'Cube', , noto locale gay di Roma. Secondo quanto si e' appreso la bomba molotov ha causato un principio di incendio ma nessun ferito. Una persona che ha avvertito i carabinieri avrebbe riferito di aver visto due giovani a bordo di una moto che lanciavano un ordigno rudimentale. La discoteca, nella zona di Portonaccio, era stata obiettivo di un'altra intimidazione nel corso dell'estate.

19 Set 10:18

venerdì 18 settembre 2009

Corso di recitazione.

CORSO DI RECITAZIONE 2009/2010
a cura di Marco Di Stefano


Il corso, a cadenza settimanale, intende fornire le competenze per affrontare la scena in modo organico, prendendo in esame i diversi elementi che compongono l’arte dell’attore: la voce, il movimento, l’interpretazione. Per questo il corso si dividerà in due momenti formativi diversi: una prima parte “preparatoria” alla scena dove si esploreranno le peculiarità di ogni singolo allievo attraverso semplici esercizi di improvvisazione e composizione, e dove si approfondiranno le competenze tecniche legate al corpo e alla voce. La seconda parte, invece, sarà incentrata sul lavoro in scena a partire dall’analisi del testo per approdare a una messa in scena dove ogni allievo attore potrà confrontarsi con un pubblico per testare i risultati ottenuti. Questa seconda parte di lavoro sarà incentrata sul testo “Girotondo” di Arthur Schnitzler. La scelta di questo testo non è casuale. La trama, incentrata sull’alternarsi di coppie di amanti che si confrontano, permette ai giovani attori di lavorare su strutture drammatiche semplici potendosi così concentrare sui contenuti del testo. Questo permette inoltre al gruppo di poter lavorare contemporaneamente a più scene e di poter apprendere non solo attraverso l’interpretazione, ma anche attraverso l’osservazione dei compagni. Ognuno avrà la possibilità di studiare più personaggi e approcciarsi in maniera versatile al mestiere dell’attore.


Per info ed iscrizioni: 02.64749997
info@teatrodellacooperativa.it


Marco Di Stefano

Regista e Scrittore

Diplomato in drammaturgia alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano e laureato in Teatro al DAMS di Bologna. Ha collaborato come attore con Masque Teatro (“Davai”, 2004) e come assistente alla regia con Motus (“Piccoli episodi di fascismo quotidiano” 2005). Debutta come regista con “Grand Guignol Iago” (2004, Paolo Grassi) e come autore teatrale con “Checkpoint” (testo selezionato da OUTIS – Centro Nazionale di Drammaturgia – per “Tramedautore 2006”).
Nel 2006 è co-fondatore del collettivo artistico Crolloprospettico. La compagnia debutta lo stesso anno con lo spettacolo “Fedra/Teseo. Voci di famiglia per dramma senza titolo”.Regia di Marco Di Stefano e Francesca Romano. Alla fine dello stesso anno pubblica la racc
olta poetica “Sessanta lame all’ora. Analisi in forma di Haiku” (Il Filo, Viterbo). Nell’ottobre 2008 pubblica la raccolta di poesie “Versione 2.0” con la casa editrice Tespi di Roma. Suoi scritti compaiono anche nel libro “La vocazione teatrale”, a cura di Renata Molinari. (Il Principe Costante, Milano, 2006). Nell’aprile 2007 debutta a Roma con “Ninna nanna”, testo e regia. Nel maggio 2007 firma la regia di “Checkpoint” (spettacolo vincitore di Upnea ’07). Nel giugno 2007 partecipa a “La Fabbrica dell'uomo” con il testo “La festa”, progetto di scrittura collettiva commissionato da Outis e realizzato con Roberto Traverso, Alessandro Genovesi, Magda Barile, Matteo Caccia, Giorgia Toso e Sarah Tardino. Regia di Sophia Pelczer. Nell’estate 2007 è tra i registi di MACBETH, spettacolo realizzato a Macerata con il Coordinamento Artistico di Claudio Longhi. Nell’ottobre 2007 vince il concorso nazionale dell’ETI “Nuove Sensibilità” con il testo “Falene”, regia di Carlotta Origoni (prod. TF, Teatro Stabile di Innovazione, Milano). Collabora come assistente alla regia con Renato Sarti (Teatro della Cooperativa – Milano) con il quale ha realizzato “Sogno di una notte di mezz’estate” di William Shakespeare, “Il signor Rossi sulla strada ancora” di e con Paolo Rossi e “Deserto Nero”, spettacolo sul genocidio armeno del 1915. Con Renato Sarti ha inoltre curato la messa in scena di “Folle Amore”, con Ale & Franz. Il suo ultimo spettacolo di teatro danza, “Toys”, va in scena a Milano nel settembre 2008 all’interno del festival Previsioni e nel 2009 è ospitato da "Ri-Generazioni". Nell’ottobre 2008 realizza “InVitro”, performance per la maratona di danza “Shall We Dance” (Festa del Teatro di Milano ).
Fa parte, come autore, del progetto “Bancone di Prova”, coordinato da Maria Antonia Pingitore.
(Teatro I – Milano)

Insegna Drammaturgia e Regia nei laboratori del DAMS di Torino. Attualmente sta lavorando come regista e autore al progetto multidisciplinare “Crolli”.

È tra i registi di “Working for Paradise”, progetto su Heiner Müller coordinato da Matthias Langhoff e prodotto da Teatro Festival Italia di Napoli e Internationale Heiner Müller Gesellschaft di Berlino.


Corso di teatro comico.

Laboratorio di Teatro Comico

a cura di

Renato Sarti

e

Domenico Pugliares

IMPROVVISAZIONE

TEATRO COMICO DI REPERTORIO

SCRITTURA DRAMMATURGICA

Il laboratorio ha cadenza settimanale, per una durata complessiva di 14 incontri. Al termine del percorso didattico è prevista una lezione-spettacolo, in cui i partecipanti potranno confrontarsi con il pubblico e presentare i materiali elaborati.

I partecipanti potranno inoltre assistere gratuitamente agli spettacoli in stagione al Teatro della Cooperativa e incontrare gli artisti ospiti (Diego Parasole, Democomica, Max Pisu - Laboratorio comico La dogana del palco, Deborah Villa, Piero Lenardon e Marta Marangoni... )

Durante il laboratorio sono previsti brevi incontri o interventi di figure di spicco del panorama comico italiano, come Riccardo Pifferi (autore di Jannacci, Paolo Rossi, Cornacchione), Marco Posani (autore di Che tempo che fa e Glob), Flavio Oreglio, Paolo Rossi, Cochi Ponzoni, Michele Serra, Carlo Rossi (Filarmonica Clown) e Bebo Storti.


Ridiamo perché è vero e ci fa male che capiti anche a noi.

La comicità è spiazzare, è stupirsi e poi stupire...

Si può imparare a diventare comici?

Si può imparare a stare in scena... e a scoprire il comico nel quotidiano.”

Inizio corso: Novembre 2009

Fine corso: Febbraio 2010

Per info ed iscrizioni: 02.64749997
organizzazione@teatrodellacooperativa.it

Da sempre in teatro il comico è stata l'arte più amata dal popolo. L'Italia può vantare una tradizione difficilmente riscontrabile in altri paesi (da Plauto e Menandro a Goldoni e alla commedia dell'Arte, dai caffé chantant di Napoli e Totò all'avanspettacolo, al varietà, al cabaret, da Dario Fo a Benigni e Paolo Rossi), anche se non sempre la critica ufficiale ha riconosciuto la grandezza dei maestri dell'arte teatrale comica. Tati Sanguinetti, in uno slancio di rara onestà intellettuale, a proposito del trattamento tutt'altro che positivo che la critica aveva riservato a Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, anni dopo dichiarava: “Quanto eravamo stupidi, spocchiosi, presuntuosi”.

Difficilmente si può ritrovare nella storia del teatro mondiale un fenomeno simile a quello dei nostri comici dell'Arte che a partire dal 1600 spopolavano in tutta Europa, ottenendo fama e guadagni.

Un successo, quello dei vari Arlecchino e Pantalone, dovuto non solo ad una tecnica mimica e attoriale straordinaria, ma anche alla capacità di dissacrare e ridicolizzare l'ipocrisia del potere. Non a caso la Chiesa e le istituzioni di allora fecero di tutto per fermarli, ma troppo grande era il loro seguito popolare. Il comico da sempre sbeffeggia tutto, persino la religione (basti pensare a quel capolavoro assoluto che è El risucitamento di Lazzaro di Fo). Ieri come oggi il duce di turno pone davanti a tutto i valori cristiani della famiglia ma poi tromba con le escort a destra e a manca. Così il comico triestino Angelo Cecchelin con una brevissima freddura liquidava l'ipocrisia perbenista. Due innamorati. LEI: “Caro, a cosa pensi?”. LUI “A quello che pensi tu cara”. LEI: “Porco!”.

E bisogna ricordare sempre che è molto più difficile far ridere che piangere. Le folle oceaniche, commosse, che hanno seguito i feretri di Sordi, Totò, Franco Franchi, Fabrizi e Govi stanno a significare il grande affetto che il popolo nutre nei confronti dei grandi comici. Un debito di riconoscenza per coloro che riscattano, a furia di risate, la miseria, le ingiustizie, le brutture e le afflizioni della vita: per una volta è il potente, e non il poveraccio, a rimaner gabbato.

Renato Sarti

IL LABORATORIO

Il laboratorio prevede un percorso teorico e pratico che illustri le diverse fasi di creazione di testi, personaggi e spettacoli all’insegna della comicità teatrale classica e contemporanea.

Attraverso una prima fase di studio e analisi delle commedie del repertorio classico gli allievi potranno comprendere nel dettaglio la costante attualità e le potenzialità di testi simbolo della grande tradizione comica.

In un secondo momento saranno invece proprio i partecipanti al corso a cimentarsi nella creazione di un personaggio: si apprenderanno e approfondiranno diverse tipologie di interpretazione, dall’improvvisazione e fisicità proprie di commedia dell’arte e clownerie, fino allo studio della caratterizzazione del personaggio alla base di cartoon e moderno cabaret.

Partendo dalle teorie di autori simbolo dell’improvvisazione teatrale, quali Viola Spolin e Keith Johnstone (i primi a teorizzare l’improvvisazione non più come strumento ma come obiettivo della formazione teatrale), si svilupperanno meccanismi di interazione, associazione, dissociazione e ascolto reciproco sul palcoscenico, mediante esercizi individuali e di gruppo. In questo modo i partecipanti al corso potranno sviluppare l’intesa necessaria per imparare a vivere con generosità il momento della rappresentazione.

Sarà un viaggio di invenzione, ma soprattutto di scoperta del comico in ogni momento e punto di vista della messa in scena, anche attraverso la comprensione e utilizzo della gag al momento giusto, quale strumento di narrazione efficace, sincero, implacabile.

Infine, a conclusione del corso, è prevista una serata speciale in cui i partecipanti potranno, presso il palco del Teatro della Cooperativa, presentare i risultati del lavoro svolto: il confronto con lo

spettatore è tappa d’obbligo per chiunque voglia cimentarsi in discipline teatrali, commedia in primis. Il comico vive della risata del pubblico.

giovedì 17 settembre 2009

Marco Rovelli al Teatro della Cooperativa

Sabato 26 settembre 2009 – ore 21.30

al Teatro della Cooperativa

MARCO ROVELLI - LibertAria


Nell’attesa di presentare la nuova stagione il Teatro della Cooperativa propone un concerto di Marco Rovelli e il suo gruppo, in attesa di vederlo a marzo nel teatro di Via Hermada, nello spettacolo SERVI, scritto insieme a Renato Sarti, che ne cura anche la regia.

LibertAria è il nuovo progetto musicale di Marco Rovelli, dopo l'esaurimento della sua esperienza con Les Anarchistes. E' un percorso che procede in parallelo con la sua esperienza di scrittura, in cui sono implicati a vario titolo – come co-autori ovvero come incontro da cui è nata un'idea - una serie di amici scrittori: Wu Ming 2, Erri De Luca, Francesco Forlani, Maurizio Maggiani, Roberto Saviano.

Marco Rovelli ha ricevuto, in relazione a questo nuovo progetto, il premio Fuori dal controllo 2009 all'interno del Meeting Etichette Indipendenti.

LibertAria innesta sul sound di un trio indie-rock melodie di violoncello e fisarmonica, e si combina con una pratica letteraria. Al cd partecipano musicisti come Daniele Sepe e Yo Yo Mundi.

Alcune canzoni si legano direttamente ai libri scritti da Marco Rovelli. La parabola e Dal campo, due canzoni di storie migranti (legati a “Lager italiani”, ed. BUR, un libro appunto di storie di migranti passati per i CPT, e al libro in uscita “Servi”, ed. Feltrinelli). Il dio dei denari, una canzone legata alle morti sul lavoro (su cui verte il libro “Lavorare uccide”, ed. BUR). E così Girotondo, una canzone che nasce dai tentati pogrom ai campi rom.

“Noi sbandati, noi disertori che sosteniamo la terra / Miscredenti d'immensa fede, noi che spalanchiamo il cielo” - così recita il ritornello di Sbandati (Fuochi sulla montagna), una canzone che richiama la guerriglia partigiana, ma che indica allo stesso tempo una condizione universale, di resistenza ed esodo.

Ed è dall'urgenza di un Noi che parte Indiana, la canzone scritta con Wu Ming 2 in margine a Manituana: “A me non importa chi sono, Un nome solo è fiato sprecato, Io voglio sognare un sogno in comune, Io devo sapere chi siamo”.

Dal Noi parte L'odore del mondo, canto a margine di Gomorra, nato da un'idea condivisa con Roberto Saviano. Modellata sull'antica melodia “Briganti se more”, antico inno resistente di un Sud ribelle. Quale l'arma dell'oggi, per chi si vuole sottrarre alla Gomorra? Anzitutto, gli occhi aperti, attenti: il sapere, anzitutto. Ecco allora l'incipit: "Noi che sappiamo". Un sapere incarnato in una matericità tattile, nelle cose - in quelle cose, in quell'impasto di calce e sangue che tira giù dall'empireo i frattali dei manuali d'economia. Prendere in mano le pietre e i mattoni e farne pietre d'angolo di una "nostra" intifada - in forme da sapere, da immaginare, da creare.

E poi La Comunarda, canzone scritta insieme a Francesco Forlani, un canto che celebra la comunità eretica e ribelle della Comune di Parigi, un canto di rivolta e di amore, dove le due cose tendono a essere la stessa.

Una comunità - quella di chi era a Genova nel 2001 - è cantata anche in L'intimità, canzone che è il risultato di una riscrittura di un testo che Erri De Luca aveva scritto appositamente qualche anno fa per essere musicato: la canzone si intitolava "Il maggio di Belgrado", e raccontava la comunità dei belgradesi sotto i bombardamenti della Nato nel 1999. Da Belgrado a Genova, dunque, nel segno di una comunità resistente. Quando cresce il pericolo aumenta pure tutto ciò che salva, recita il ritornello, che poi è un verso di Holderlin tradotto da Erri.

Una disperata vitalità, scriveva Pier Paolo Pasolini in una sua fondamentale e profetica poesia, a cui è ispirato il brano omonimo: e questa è, forse, l'attitudine di una simile comunità.

Una comunità fatta di singolarità, ognuna delle quali vuole “la mia parte di Dio, la mia parte di anarchia” - come canta il brano (La mia parte, appunto) scritto con Maurizio Maggiani, ispirato a situazioni e personaggi del suo romanzo Il coraggio del pettirosso.

Marco Rovelli (Massa, 1969) è uno scrittore e musicista italiano. È cantante e autore di canzoni: fino al 2006 è stato parte del gruppo Les Anarchistes, poi ha intrapreso un percorso come solista. Insegna storia e filosofia nelle scuole secondarie.
Dopo alcuni esperimenti musicali come cantante nel gruppo degli Swan Crash, l'affermazione di Marco Rovelli come cantante è legata alla vicenda musicale dei Les Anarchistes, gruppo vincitore, fra le altre cose, del premio Ciampi 2002 per il miglior album d'esordio. Oltre che come cantante, la figura di Marco Rovelli si afferma all'interno del gruppo (che spesso ha rivisitato antichi canti della tradizione anarchica e popolare italiana) anche come autore delle canzoni. Nel 2007 ha iniziato un percorso come solista.
Come scrittore, oltre che per il libro di poesie Corpo esposto, pubblicato nel 2004, Rovelli è giunto alla notorietà nel 2006, con il libro Lager italiani, un "reportage narrativo" interamente dedicato ai centri di permanenza temporanea (CPT), raccontati attraverso le storie di coloro che vi sono stati reclusi e analizzati dal punto di vista politico e filosofico. Nel 2008 ha pubblicato Lavorare uccide, dedicato ad un'analisi critica del fenomeno delle morti sul lavoro in Italia. Suoi racconti e reportage sono apparsi su Nuovi Argomenti, il maleppeggio, Nazione Indiana (rivista online della cui redazione fa parte). Collabora con Transeuropa Edizioni, per cui cura la collana "Margini a fuoco" insieme a Marco Revelli.


Posto Unico 7 €


www.teatrodellacooperativa.it

Via Hermada 8, Milano – tel. 02.64749997

lunedì 14 settembre 2009

Ricordando Abba


Un anno fa Abba veniva ucciso. Dopo un anno sembra che niente sia cambiato. Certo, i suoi assassini sono stati condannati, ma la situazione generale del paese è sicuramente peggiorata. Le aggressioni agli extracomunitari aumentano di giorno in giorno. Le ultime proposte di governo sull'immigrazione sono vergognose. Il paese è sempre più razzista. E la colpa è anche dei media: ogni volta che un cittadino straniero commette un reato nel nostro paese (o meglio, è accusato di aver commesso un reato) vale la regola del "sbatti il mostro prima pagina", mentre degli assassini di Abba, a distanza di un anno, poco o nulla si sa. Sia chiaro, noi siamo contro lo sciacallaggio voyeuristico in ogni caso. Il problema è che non possiamo ignorare la differenza di atteggiamento della stampa a seconda dei casi. E, ci dispiace dirlo, questo atteggiamento a noi risulta razzista.
Pochi sanno delle violenze perpetrate da cittadini italiani ai danni di cittadini extracomunitari. E questo perché la stampa, connivente ad un sistema di potere sempre più schierato a destra, preferisce trascurare certe notizie.

Abba è stato ucciso per razzismo e ignoranza. Purtroppo capiterà ancora. Ma noi non possiamo continuare a tacere.

venerdì 11 settembre 2009

Sosteniamo Michele Santoro e Annozero

Cari amici, sono Michele Santoro e ho bisogno del vostro aiuto. Mancano pochi giorni alla partenza e la televisione continua a non informare il ...pubblico sulla data d'inizio di Annozero. Perciò vi chiedo di inviare a tutti i vostri amici e contatti su Internet gli spot che abbiamo preparato a questo scopo e che non vengono trasmessi.

Qui trovate i nostri spot

Su Youtube:

Primo spot: http://www.youtube.com/watch?v=8e-HvwOhmjE

Secondo spot: http://www.youtube.com/watch?v=_kJRHdrLfWI

Su Rai.tv:

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-616d28e5-f635-4e1f-a3d9-e153752d2e91.html?p=0

E come sempre il nostro sito

http://www.annozero.rai.it/

mercoledì 9 settembre 2009

Libertà di stampa

A.N.P.I. Associazione Nazionale Partigiani d'Italia - Comitato Nazionale.

L’ANPI Nazionale aderisce con appassionata convinzione alla manifestazione del 19 settembre a Roma a favore della libertà di stampa. Viviamo un momento delicatissimo per la tenuta democratica del Paese ed è necessario che tutte le forze culturali, politiche e tutti coloro che si riconoscono nei valori della Costituzione si ritrovino uniti per dire un no deciso ai continui e inauditi attentati alla libertà mossi dal Presidente del Consiglio e dal suo Governo che dovrebbero invece tutelarla e garantirla nell’interesse generale della collettività.

L’ANPI, da più di sessant’anni custode e promotrice instancabile dei valori della Resistenza, da cui la Costituzione ha preso vita, continuerà ad essere sempre presente ogni qual volta la convivenza civile e i diritti - duramente conquistati dalla parte più consapevole del nostro popolo fino all’estremo sacrificio - vengano disattesi.


La sezione ANPI Barona. Milano, http://anpibarona.blogspot.com/
aderisce alla manifestazione, e invita a firmare l'appello dei giuristi: Franco Cordero. Stefano Rodotà. Gustavo Zagrebelsky.

http://temi.repubblica.it/repubblica-appello/?action=vediappello&idappello=391107