Caraglio:la nave fantasma,premio Gassman ampiamente meritato
Lo spettacolo è stato veramente devastante, sia nella parte comica che in quella più seriosa. Il regista Renato Sarti ha ben orchestrato la vicenda dell’affondamento della nave di clandestini avvenuta al largo della Sicilia la notte di Natale del 1996. I due attori – lo stesso Sarti ed il grandioso Bebo Storti – erano circa alla 250esima replica di questo spettacolo. All’ingresso del Teatro Civico ci viene fornita una scheda (tipo telefonica) con l’immagine di un giovane dalla pelle olivastra e con delle scritte incomprensibili. Capiremo poi il perchè… L’intento dichiarato di ‘colpire’ il pubblico presente in sala è stato ampiamente rispettato. Alcuni dei presenti sono stati prelevati dalle comode poltrone del Teatro Civico e portati sul palcoscenico per diventare parte integrante del racconto. La simpatica Clelia si è trovata a dover indossare un ingrombante pastrano e uno strano cappello a forma della villa di Portofino della Contessa Francesca Vacca Agusta (che i lettori ricorderanno scomparsa il 9 gennaio 2001). Perché tutto ciò? Perché il regista Renato Sarti ha messo in scena con oggettistica varia (simpaticissimi i pelouches a forma di Pluto messi ai piedi di Clelia a simboleggiare i 3 robot che furono immersi per cercare il corpo della contessa) l’immenso stuolo di persone e mezzi messi a disposizione degli inquirenti per risolvere questo caso divenuto internazionale grazie alla notevole esposizione mediatica data al caso. Tocco finale una molletta sul berretto/villa indossato Perché una molletta? Perché dall’altra parte del piccolo palcoscenico c’era un altro spettatore del pubblico al quale è stato dato unicamente un filo con appese 283 mollette (sì proprio quelle necessarie per stendere la biancheria) a simboleggiare coloro che erano a bordo della nave fantasma affondata e per i quali nulla è stato fatto. 283 persone…persone partite dall’India, Pakistan e Sri Lanka. Non solo i cosiddetti poveracci ma anche ricercatori, operai qualificati, laureati che dopo aver pagato profumatamente le organizzazioni criminali che si occupano di questo traffico umano, hanno vagato per vario tempo per il Mediterraneo, sono stati trasferiti di stiva in stiva per poi finire sulla nave Yohan. La strage impunita si consumò al largo di Portopalo. Nessun rispose all’S.O.S. lanciato alle autorità portuali. Annegheranno tutti. Insabbiatura totale dell’intera vicenda sino all’ostinazione di un giornalista di Repubblica, Giovanni Maria Bellu che cercherà di far ‘riemergere’ il naufragio. La chiave di svolta è la carta d’identità di Ampalal Pradesh, il giovane medico pakistano che sognava di lavorare in Italia (quella piccola scheda donataci all’ingresso del Teatro). Finalmente il Ministero degli Esteri italiano è obbligato ad avviare le ricerche del relitto. La data chiave è il 28 aprile 2001 quando viene ritrovato con il suo carico di orrore. La disparità di trattamento operata per i due casi sopra esposti è da ricercarsi unicamente nel ‘valore’ dato alle due vicende. Lo spettacolo avrebbe potuto risultare pesante ma i due attori sono mossi da una passione civile che li spinge oltre, oltre la retorica, oltre la denuncia, oltre l’ormai ‘anestetizzazione’ dopo ben 250 repliche e li porta…li porta a coinvolgere il pubblico, a far comprendere l’immenso potere dei mezzi di comunicazione, stampata e televisiva e l’orrore di quanto è accaduto. L’ironia di Bebo Storti, cabarettistica nel senso più puro del termine, è l’ennesima prova della sua bravura, messa in scena anche attraverso l’imitazione di Borghezio della Lega che inveisce contro gli stranieri durante un comizio ma che Renato Sarti, come da copione, definisce un po’ eccessiva…Storti reagisce facendo sentire la registrazione originale del discorso. Il nostro si trasforma in un riso amaro. Bebo non aveva esagerato anzi aveva smussato tralasciando alcuni improperi. Questo spettacolo viene definito ‘cabaret tragico’, verissimo! C’è la dose di pura satira ma anche e soprattutto gli scheletri della coscienza civile che lasciano veramente l’amaro in bocca. La riproduzione del naufragio è toccante ed il ‘sonoro’ è un pugno nello stomaco. Mentre imperversa sul palcoscenico la tempesta di quella notte (con mezzi mossi anche da alcuni giovani reclutati tra il pubblico) vengono letti stralci del processo al comandante della nave El Hallal Jousseff, ritenuto tra i responsabili della tragedia. Questa persona risulta a piede libero all’estero. Grazie Signor Renato Sarti. Grazie Signor Alberto ‘Bebo’ Storti. Come dite Voi…tutto ciò per non dimenticare!
Laura Mandaglio
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