venerdì 30 ottobre 2009

Il commento di Gianni Barbacetto

Gasparri sbaglia strada, Silvio la consiglia a Marrazzo (ma è sbagliata)

Due uomini al posto sbagliato. Gasparri sulla strada dei trans (ma si era perso: gli succede spesso, quando parla in tv). Berlusconi, in ontologico conflitto d'interessi, invece di invitare Marrazzo a denunciare i suoi ricattatori, gli consiglia di comprare il video del ricatto (mettendosi così nelle mani del presidente del Consiglio-datore di lavoro di Feltri-padrone di "Chi"). Questa è l'Italia del fango, signore e signori. E i giochi sono appena cominciati...

30 ottobre 2009 - www.societacivile.it

lunedì 26 ottobre 2009

il disegno di ugo pierri

Il commento di Aldo Giannuli

Ma davvero qualcuno vuole uccidere Berlusconi?
Forse si, ma non quelli che dicono.

Da una settimana “Il Giornale” ha iniziato a martellare sul tema della campagna di odio della sinistra che preluderebbe ad un attentato al Cavaliere. La cosa è iniziata con un pisquano qualsiasi, presentato come “un dirigente del Pd” (segretario di un circolo di paese) ed è proseguita con una generica segnalazione dei servizi sul pericolo di un attentato da parte di qualche esaltato per arrivare, ieri, alla notizia che in ben 11.000 siti si rintraccerebbero progetti omicidi del genere. C’è da prendere la cosa sul serio? Ovviamente no, messa in questi termini: se ripetessero l’esperimento sui siti con il nome di Obama troverebbero un milione a passa di cose così, ma, appunto, non è così semplice che un esaltato possa arrivare a colpirlo. Anzi, non è che i servizi ci facciano una gran bella figura prendendo sul serio un allarme del genere, peraltro così generico e fumose: uno squilibrato è per definizione imprevedibile, può agire oggi o fra 5 anni, senza alcuna logica ed, allora, su cosa si regge questa segnalazione? L’esposizione mediatica di Berlusconi? Ma Berlusconi è sempre sui mezzi televisivi così come lo è Benedetto XVI: dibbiamo prevedere un attentato al Papa? Poi si immagina che un uomo protetto dai servizi di Stato, da quelli della Mediaset e, forse, anche da quelli di un”paese amico ma non alleato” non sia così facilmente vulnerabile. Dunque, possiamo liquidare tutto come la solita campagna vittimistica di Berlusconi, contro al sinistra che lo perseguita? Forse le cose non sono così semplici. Certo, un pericolo reale non viene nè dalle pretese nuove Brigate Rosse o dagli anarco insurrezionalisti, nè dai ragazzi dei centri sociali o dalla Cgil ecc. Questo però non vuol dire che le cose siano poi cosi calme. In primo luogo: c’è una tensione evidente e palpabile nei rapporti fra Usa e Italia ( e si pensi all’attacco di Luttwak a Berlusconi di qualche giorno fa) che si estende anche ad altri servizi occidentali come quello inglese (si pensi alla sparata sugli accordi fra il Sismi ed i talebani in Afghanistan) Ci sono anche strani movimenti tutti da capire, come l’improvviso viaggio in Russia di Berlusconi –con la risibile spiegazione della prossimità del suo compleanno a quello di Putin-. E c’è un evidente terreno di scontro su questioni petrolifere (ma ne parleremo nella prossima occasione). Ed allora la segnalazione del Sismi di possibili attentati può avere una chiave di lettura diversa: dire nuora perchè suocera intenda. Forse ci si riferisce a qualche altro piano di attentato molto più temibile e... chi deve capire capirà.

giovedì 22 ottobre 2009

Annullato Angelicamente Anarchico

Con la presente si comunica che lo spettacolo previsto in data 24 ottobre 2009 Angelicamente Anarchico inserito all'interno della Festa del Teatro e programmato per le ore 21.00 presso il Teatro della Cooperativa a causa di un serio peggioramento delle condizioni di salute del protagonista Don Andrea Gallo è annulato e sostituito dallo spettacolo Camalli, gente di terra e di mare di Amanzio Pezzolo e Fulvio Fossati con Amanzio Pezzolo e musiche improvvisate ed eseguite dal vivo da Davide Giromini."Lo spettacolo nasce da suggestioni personali, ricerche storiche con metodi antropologici, raccolta di testi orali, per un lavoro a cavallo tra il teatro di narrazione e la sperimentazione. Gli argomenti trattati sono balzi della memoria storica, politica, sociale dei portuali, dei camalli, attraverso le epoche. In scena un narratore naturale protagonista in prima persona delle molte vicende raccontate, Amanzio Pezzolo, viceconsole della compagnia unica lavoratori merci varie del porto di Genova (Culmv). Un work in progress, che andrà nei porti del mondo, che racconterà il libero pensiero, la storia delle lotte politiche, vecchie e nuove, teatro della memoria ma insegnamento per le ultime generazioni che si stanno affacciando al mondo del lavoro portuale e alle problematiche della sicurezza, dei diritti umani, e non ultimo al futuro di una città Genova e del suo mare: il Mediterraneo."

Il commento di Roberto Duiz

TACA LA BALA
Lo scolapasta sulla testa del ct permaloso

Chiusura degna di uno sguaiato talk show televisivo quella della parentesi azzurra che è valsa all'Italia la qualificazione al Mondiale. Il mesto spettacolo offerto a Parma contro Cipro ha stimolato nel pubblico solo fischi e slogan pro-Cassano, il grande escluso. Lippi, c.t. campione del mondo di calcio e di permalosità, l'ha presa malissimo e ha replicato in differita, a partita conclusa, rimandando tutti gli insulti al mittente. Non è bello, ma tant'è. Marcellone da Viareggio sta già scavando la trincea che in Germania si è rivelata un riparo vincente. Dentro lui i suoi prodi, acquattati in attesa di un assalto alla baionetta, e fuori tutti gli altri. Non c'è che da lasciarlo lì, col suo scolapasta in testa, e accogliere con sollievo il ritorno del campionato. Se l'Italia ha mantenuto l'imbattibilità nel girone di qualificazione lo deve soprattutto a Gilardino, autore di quattro gol in quattro giorni, tre dei quali nello spazio di un solo quarto d'ora. E' in gran forma, il Gila. E oggi è già di nuovo in campo a Torino, dove ritroverà sei dei suoi compagni d'avventura in azzurro, tutti con una maglia diversa dalla sua, però, a righe bianconere.Juventus e Fiorentina formano la coppia di scorta nell'attuale classifica, due punti dietro Sampdoria e Inter, coppia in prima linea. Poiché la giornata prevede che i blucerchiati scendano nell'arena laziale e i nerazzurri in quella genoana ci potrebbe anche stare, per l'una o per l'altra, un sorpassino. Difficile che bianconeri e viola ammicchino ad un accomodante pareggio. Gilardino ha un motivo in più per confermarsi killer spietato, visto che dall'altra parte gioca Amauri, candidato ad insidiarne la titolarità in nazionale. La Juve deve fugare i dubbi sul suo ruolo di principale antagonista dell'Inter, amplificati dal capitombolo a Palermo prima della sosta. A tutto questo si deve aggiunge la storica rivalità tra due squadre che raramente si risparmiano quando si affrontano. Subito dopo Genoa-Inter. Quanto basta, insomma, per togliere il proscenio alla nazionale e dare a Lippi tutto in tempo di ricomporsi dietro le quinte.

lunedì 19 ottobre 2009

Il commento di Aldo Giannuli

Berlusconi ha perso: benissimo!
Però adesso prepariamoci all’urto frontale.


Con un insperato sussulto di dignità (mancato nella precedente occasione del Lodo Schifani) la Corte Costituzionale ha cancellato il “Lodo Alfano”, stabilendo, una volta per tutte, che le immunità possono essere stabilite solo con revisione costituzionale. Benissimo: brindiamo!
Però, appena vuotata la coppa di champagne, passiamo a riflessioni più sobrie e facciamo un bilancio realistico dell’accaduto.
In primo luogo, probabilmente non vedremo il Cavaliere condannato.
Infatti, i suoi avvocati hanno già detto che il processo non sarà la semplice ripresa e conclusione del “processo Mills”, ma chiederanno (e, supponiamo, otterranno) che si tratti di un nuovo processo, che parte da zero: con i tempi della giustizia italiana, campa cavallo che l’erba cresce e la prescrizione arriva. Dunque, da questo punto di vista, è una vittoria di Pirro.
I pericoli veri, per lui, vengono da altro. Ad esempio, può succedere che la pronuncia sul Lodo Alfano risvegli vecchie istruttorie che sonnecchiavano o ne susciti di nuove. Non ci sarebbe da essere stupiti di una inchiesta per mafia sull’asse Milano, Palermo, Caltanisetta, Firenze. O, magari di un grosso scandalo per corruzione su chissà quale vicenda; tanto per dire una cosa qualsiasi, un fallimento dell’Alitalia o una inchiesta sull’affaire Eni-Gazprom.
Berlusconi delira quando pensa ad un complotto dentro cui stanno Murdoch e Napolitano, Il Presidente della Corte Amirante e la D’Addario, Fini e i magistrati di mezza Italia, i vescovi “rossi” e Repubblica, però questo non significa che non abbia davvero nemici che stanno prendendo la mira per impallinarlo definitivamente. D’altra parte, se l’è cercata e non c’è mica bisogno di fare il Congresso di Vienna per avviare la battuta di caccia al cinghiale.
Dunque, il cielo è nero e la grandinata sta per arrivare. Però, il Cavaliere non è uomo da farsi fucilare senza reagire, per cui dobbiamo scontare una sua reazione di estrema violenza. D’altro canto, l’uomo è anche su di giri: nella dichiarazione al Tg, dopo la pronuncia della Corte, era iperagitato come un sedicenne anfetaminico. In meno di tre minuti ha scatenato la guerra nucleare con tutti gli organi di garanzia costituzionale: Presidente della Repubblica, Corte Costituzionale, magistratura. Poco mancava che mettesse nel mucchio anche il Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Fosse per lui, c’è da stare certi che andremmo dritti alle elezioni anticipate (come chiedono alcuni suo fans come Belpietro su Libero), ma ci si sono messi per traverso Fini ed ora anche Bossi. La Lega vuole prima le regionali (in cui portare a casa qualche governatore) ed i decreti attuativi del federalismo fiscale. Peraltro, delle elezioni-referendum sul nome di Silvio gli porterebbero via un bel po’ di voti, dunque si capisce che non ne voglia sentir parlare.
Per ora la cosa più probabile è che il referendum sul Cavaliere lo saranno le elezioni regionali preparate da un clima incandescente da pre-guerra civile: manifestazioni di massa, che potrebbero dar luogo a scontri di piazza come non ne vediamo da trenta anni, scandali contro avversari, repressione a muso duro.
Giorni fa, in un filo diretto a Radio Popolare, un ascoltatore mi chiedeva le probabilità di una nuova strategia della tensione, con attentati e simili. Confermo quel che gli ho risposto: quel tipo di strategia chiede una compattezza istituzionale e delle capacità professionali che non credo oggi ci siano, per cui la cosa è poco probabile. Ma non del tutto impossibile. Anche perchè, potrebbe intervenire qualche servizio segreto straniero, magari di un paese amico e ma non alleato ed inserirsi nel gioco con proprie iniziative..
Insomma, correggendo Mao: “Grande è la confusione sotto il cielo: la situazione fa schifo”
E noi facciamo bene a prepararci all’urto frontale, tendendo i nervi saldi. Mai come oggi è necessario non farsi guidare dall’odio viscerale per Berlusconi, ma restare lucidi e freddi.
Anche perchè c’è un’altra partita che rischia di aprirsi e del tutto imprevista. Ad accorgersene è stato Rino Formica, che resta una delle poche teste fini di questo paese: Pecorella ha sostenuto davanti alla Corte che il nuovo sistema elettorale, per il quale il nome del candidato Presidente del Consiglio è scritto sulla scheda, ha di fatto determinato una trasformazione del nostro sistema costituzionale, conferendo al Premier una collocazione ben più elevata di quella di “primus inter pares” assegnatagli dalla Costituzione. Per cui, se la Corte dovesse accettare questa impostazione obbligherebbe il Parlamento a riscrivere la Costituzione; se la respingesse potrebbe scatenare l’assalto finale della destra contro l’attuale Costituzione e per il passaggio ad una repubblica presidenziale ed autoritaria. E c’è da immaginare in che clima si svolgerebbe lo scontro.
Coltiviamo tuttavia la speranza che la sinistra (superate le scempiaggini bipolari tanto care a Franceschini) sappia attrezzarsi per tempo allo scontro e vincerlo.
In fondo, ogni tanto arrivano anche notizie come quelle di ieri che fanno dire anche ad un miscredente inveterato come il sottoscritto : “Sia LODato Gesù Cristo. Sempre sia Lodato”.

www.aldogiannuli.it

venerdì 16 ottobre 2009

Il commento di Assunta Sarlo

A proposito di Rosi, di uomini e del maestro Manzi

Dice Rosi Bindi nell’intervista al Corriere tv: “ Molti mi hanno detto che si sono sentiti offesi. Perché è vero che, per quanto maschilismo ci sia nella società, persino gli uomini si sono sentiti offesi da quella immagine”. L’immagine, com’è stranoto, è quella del premier che esprime tutto il suo sessismo, apostrofando Bindi , durante il collegamento con Porta a Porta, con un “lei è più bella che intelligente”.
E dunque gli uomini. Il caso Berlusconi D’Addario ha innestato un vivace dibattito estivo– peraltro quasi esclusivamente femminile- sul (presunto) silenzio delle donne davanti a modelli del femminile che oscillano tra la velina e la cortigiana, passando per un posto in lista o in parlamento. L’offesa a Bindi ha prodotto tonnellate di sacrosanta indignazione femminile sotto forma di appelli, fotografie, proteste, gruppi sui social network, incontri ecc ecc. Eppure non sembra che altrettante voci si siano levate a guardare dentro il modello di maschile che B. propone all’identificazione collettiva degli italiani: un settantenne che si fa vanto di avere rapporti sessuali con donne giovanissime, che scambia sesso con potere , che chiede alle donne di essere solo giovani, belle e adoranti al suo cospetto, pena il loro non esistere. Uno che persino nella sua immagine paterna si propone come un modello arcaico e non paritario: qualcuno ricorda quando, dopo l’apparizione al compleanno di Noemi e il rimprovero della sua ex moglie di non aver partecipato neanche al diciottesimo della propria figlia, rispose piccato che aveva comunque “sostenuto finanziariamente” quella festa? Come dire che a casa chi caccia i soldi è papà e al resto ci deve pensare la mamma…
Non sembra che allora e dopo ci siano state, fatte qualche eccezione, voci maschili che abbiano rintracciato il nocciolo della questione: che in gioco c’è un modello di maschile sul quale riflettere per scoprirne i nessi con la propria vita, con il proprio modo di stare in relazione con le donne nello spazio privato come nello spazio pubblico, in famiglia, al lavoro, in parlamento. Ecco perchè è una buona notizia che oggi Bindi dica che “persino” gli uomini nonostante il maschilismo imperante (mica solo a destra, ndr) si sono sentiti offesi. Meglio tardi che mai, diceva il compianto maestro Manzi..

giovedì 15 ottobre 2009

Stasera

IL SANGUE E LA NEVE
giovedì 15 ottobre 2009
film in onda su Rai 2 alle ore 23,35
Cari Amici,
spero di non risultare invadente, ma l’occasione è talmente importante che voglio correre il rischio.

Ho girato questo film, dedicato ad Anna Politkovskaja, l’anno scorso in un cementificio abbandonato ad Alzano Lombardo, con Ottavia Piccolo come protagonista.

I testi sono tratti da un memorandum che Stefano Massini ha elaborato a partire da articoli, interviste e brani autobiografici della giornalista russa.

Credo che l’opera e la vita di questa donna straordinaria si spieghi da sé, per cui non ho bisogno di aggiungere altro, soltanto segnalare che il lavoro fatto in sua memoria va finalmente in onda.

La vita della giornalista russa, che con estremo coraggio ha raccontato fino alla fine la Cecenia e la Russia di Putin, mi ha profondamente colpito.

La sua esistenza è stata segnata da una parabola che sembra disegnata da un tragico greco.

L’epilogo scontato, senza possibilità di catarsi; una giornalista messa a tacere definitivamente con la violenza tramite cui si compie lo stupro di una democrazia che diventa di giorno in giorno più debole.

Ottavia Piccolo, più che interprete, si è fatta testimone per continuare a raccontarne la storia, affinché non si ripeta.

Il film è stato presentato al Festival del Cinema di Venezia e ha già avuto diverse anteprime in Italia.

Il pubblico, sempre colpito da commozione unita a indignazione, mi ha gratificato molto più del consenso di critica ricevuto.

E mi ha fatto cogliere il senso profondo di un lavoro come il mio, quando si riesce a farlo.

Mi fa piacere condividere questo con Voi.

Felice Cappa

In occasione dell'inaugurazione di

"CARTA BIANCA: il diritto di sapere - il dovere d'informare"

V edizione della rassegna "RintracciArti - diritti in cerca di'identità"

Ottavia Piccolo e Felice Cappa saranno presenti a Mantova

nel pomeriggio di sabato 21 dicembre 2009

al Palazzo della Ragione di piazza Erbe, dove verrà proiettato anche il film

martedì 13 ottobre 2009

Un teatro per Milano

UN TEATRO PER MILANO
incontro con Renato Sarti


Sabato 17 ottobre, ore 11
Biblioteca Braidense, via Brera 28, Milano.


L'incontro è inserito nella rassegna "Milano e la memoria"

a cura di
Biblioteca Nazionale Braidense
e Daniele Biacchessi


www.braidense.it

venerdì 2 ottobre 2009

Il commento di Gianni Barbacetto...

VIDEOCRACY, LA CENSURA


Chi in Rai ha detto no al trailer ha ammesso che in Italia... La visione di Videocracy, il film di Erik Gandini che sarà presentato al festival di Venezia, è sconvolgente perché tutto ciò che dice, tutto ciò che fa vedere è già ben conosciuto dagli italiani. Potrà stupire (o indignare, o inorridire, o far ridere) gli stranieri, ma non noi italiani: è la nostra vita, la nostra storia. Certo, fa impressione sentir cantare l'inno "Meno male che Silvio c'è", in un clima da regime al tempo stesso preoccupante e ridicolo. E fa impressione vedere il telefonino di Lele Mora che suona "Faccetta nera" con video di svastiche e croci celtiche. Il resto però lo conosciamo bene, lo abbiamo visto svilupparsi giorno per giorno, anno dopo anno. Ma proprio per questo è sconvolgente: poiché siamo dentro questa storia, essa non ci stupisce più, non c'indigna, non ci sconvolge; ma ecco arrivare un film made in Sweden che ci mette davanti a uno specchio e ci fa risvegliare dall'incanto, ci fa tornare a vedere in che situazione viviamo.

E meno male che ci sono gli uomini della Rai e di Mediaset a mettere nero su bianco la verità: sì, le motivazioni con cui i dirigenti della tv pubblica e privata hanno rifiutato il trailer di Videocracy sono da scolpire sulla pietra. Perché dicono, paradossalmente, la verità e accentuano la scossa provocata da questo film. Mediaset boccia il trailer sostenendo che è un attacco alla tv commerciale (dando per scontato dunque che la tv commerciale sia direttamente uno strumento politico, anzi partitico). La Rai fa di più. Per la Rai il trailer è da censurare perché è un «inequivocabile messaggio politico di critica al governo», dato che alterna immagini del film con dati statistici tipo «l'Italia è al 67mo posto nelle pari opportunità»; oppure: «l'80 per cento degli italiani utilizza la tv come principale fonte di informazione». È da censurare perché collega «la titolarità del capo del governo alla principale società radiotelevisiva privata» e dunque ripropone - pensate un po'! - la questione del conflitto di interessi. È da censurare perché il film potrebbe far pensare che «attraverso la tv il governo potrebbe orientare subliminalmente le convinzioni dei cittadini influenzandole a proprio favore ed assicurandosene il consenso».

È da censurare infine anche perché non accenna al caso Noemi e alle escort (per forza, il film è stato finito prima che scoppiasse lo scandalo), ma mostra programmi «caratterizzati da immagini di donne prive di abiti e dal contenuto latamente voyeuristico delle medesime» e dunque «determina un inequivocabile richiamo alle problematiche attualmente all'ordine del giorno riguardo alle attitudini morali» di Berlusconi «e al suo rapporto con il sesso femminile, formulando illazioni sul fatto che tali caratteristiche personali sarebbero emerse già in passato nel corso dell'attività di imprenditore televisivo». Non è straordinario? Il solerte funzionario Rai, più realista del suo re, imputa al film di essere profetico e di far pensare gli spettatori. Certo che, mentre il tempo passa, la situazione peggiora: un tempo il regime censurava i film e i programmi (da quello di Daniele Luttazzi a "Raiot" di Sabina Guzzanti, dal "Caimano" a "Viva Zapatero"). Oggi non sopporta neppure i trailer.


E intanto succedono altre cose: il capo del governo querela un giornale, Repubblica, solo perché si permette di fargli domande; il suo giornalista di fiducia per i momenti di difficoltà (Vittorio Feltri) lo vendica attaccando in maniera ignobile il direttore di Avvenire che si era permesso di riportare le critiche del mondo cattolico allo stile di vita del presidente del Consiglio; e Berlusconi, per non avere critiche in Europa, si spinge perfino a chiedere il silenzio dei commissari europei, pena il loro licenziamento. All'inizio c'erano i lustrini luccicanti delle tv mostrati da Videocracy. Oggi sotto quei lustrini si intravede sempre più chiaramente la vocazione irresistibilmente autoritaria di Berlusconi.
(29 agosto/1 settembre 2009)
www.societacivile.it