venerdì 13 novembre 2009

Il commento di Aldo Giannuli

La privacy è uguale per tutti? Un problema politico.

Qualche giorno fa ho partecipato ad un dibattito in materia di privacy ed è insorta la questione relativa ai dati sensibili da tutelare. La legge, in verità, è un po’ indefinita e lascia margini interpretativi un po’ elastici. In particolare il problema riguardava quello dei dati relativi alla salute personale. Ovviamente, il legislatore considera questa materia come coperta dall’obbligo di riservatezza e riguardante la stretta sfera personale. Ma è sempre così? Ad esempio, l’addetto agli impianti di sicurezza di una centrale nucleare o i sistemi aeroportuali ha diritto di nascondere l’insorgere di una affezione nervosa che ne comprometta l’efficienza? Certo, in questi casi ci sono accertamenti periodici proprio per assicurarsene. Ma il problema potrebbe porsi per l’intervallo fra un accertamento e l’altro (e potrebbe trattarsi di periodi anche abbastanza prolungati, fra i 6 ed i 24 mesi). Peraltro, alcuni lavori non prevedono questo tipo di accertamenti periodici ma possono dar luogo a situazioni non desiderabili: un poliziotto o anche un vigile urbano può tenere celato il suo alcoolismo? Il magistrato che soffra di un forte esaurimento nervoso che ne limita la capacità di lavoro, può essere obbligato a chiedere l’aspettativa per motivi di salute?E di esempi potremmo farne ancora di più. D’altra parte, se il dipendente vuole un congedo per malattia deve esibire la relativa documentazione, per godere del suo diritto a curarsi, ma allora non si può pensare che esista un rapporto di sinallagmaticità per cui anche l’azienda ha diritto a sapere se egli è in grado di effettuare le prestazioni che gli sono richieste? La legge traccia linee guida non precisissime in materia. Ma, sin qui, poco male: l’obbligo potrebbe riguardare il rapporto fra cittadino e azienda o ente e restare rigidamente coperto verso terzi (come già accade per i congedi per ragioni di salute). Ma ci sono situazioni ancora più delicate. Ad esempio, nessuna legge obbliga magistrati, parlamentari, governanti a sottoporsi a visite fiscali periodiche eppure siamo sicuri che non ce ne sarebbe bisogno? Un magistrato avanti con gli anni, affetto da avanzata arteriosclerosi può restare al suo posto. E un deputato o un governatore di Regione tossicodipendente? Un ministro che abbia una malattia semi invalidante può mantenere l’incarico anche a detrimento dell’interesse dello Stato? Immaginiamo che una delle quattro cariche principali dello Stato (Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Presidenti di Camera e Senato) soffra di una grave malattia nervosa o magari di una affezione oncologica tale da limitarne la capacità d’azione, che si fa?Ovviamente, occorrerebbe evitare speculazioni politiche che, peraltro, sarebbero moralmente turpi in una situazione del genere, ma tacerlo non sarebbe peggio? Questo potrebbe dar luogo ad un gossip ancora più devastante per le istituzioni.Il caso Marrazzo ci ha ricordato che c’è un vuoto legislativo da colmare e nulla ci garantisce che una situazione del genere non possa ripresentarsi in tempi imprevedibilmente lunghi o brevi. Forse è il caso di discuterne molto rapidamente.
Aldo Giannuli, 4 novembre '09

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