martedì 27 gennaio 2009

Appello per il Conchetta

     Lo sgombero del Conchetta è l’ultimo segnale dell’insensibilità sociale e culturale di chi governa Milano. È l’ultimo atto dell’ottusa catena di scelte che stanno rendendo irriconoscibile il volto della nostra città.

         A colpi di sgomberi e atti di forza, si stanno distruggendo tutti i luoghi della cultura, della memoria e della socialità, senza proporre qualcosa di nuovo, ma lasciando sul terreno soltanto macerie.

         Si sta procedendo sulla strada dell’omologazione, con il chiaro obiettivo di costruire una città in cui siano assenti le diversità,  il dialogo e le culture. Una città in cui gli unici divieti assenti sono contro i poteri forti e la loro onnivora spinta a divorare fino all’ultimo centimetro di territorio.

          Mettere a tacere le voci critiche eliminando i luoghi della socializzazione e della cultura alternativa, non è che un tassello di questo progetto di società disgregata, formata da tanti individui senza relazioni.

         A rischio non sono solo gli spazi sociali autogestiti. Ogni angolo della città è infatti sottoposto al medesimo processo di omologazione e di mercificazione della vita, dei diritti e dei bisogni. In primo luogo le periferie, nell’agenda degli amministratori esclusivamente per nuove speculazioni o per rinnovate politiche securitarie. Lo stesso centro storico da tribuna delle idee e di incontro è stato progressivamente trasformato in luogo destinato solo al consumo opulento, a vetrina infiocchettata della moda, impermeabile alla vita reale della metropoli.

         È questa la Milano che vogliamo? Vogliamo aspettare che anche l’ultimo filo d’erba ci venga strappato da sotto i piedi o pensiamo di dover reagire? 

         Un editorialista del Manifesto chiedeva “Milano da che parte sta?”. Noi rispondiamo che la grande mobilitazione antirazzista per Abba e lo straordinario corteo di sabato, hanno mostrato che in questa città esistono energie, forze vive, spiriti liberi che ancora non si rassegnano al velo oscurantista che punta a cancellare cultura e umanità.

         La sinistra non può attendere oltre, divisa tra generosità impotente o timidezze. La sinistra, in tutte le sue articolazioni può e deve impegnarsi in una grande battaglia per la libertà e la democrazia. Deve incontrarsi subito per avviare una grande iniziativa unitaria e una battaglia culturale e di civiltà.

Noi siamo pronti. 

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