Oggi si celebra la giornata della Memoria. Giornata che, anche se giunta con quasi sessanta anni di ritardo, anche se tende a spostare pericolosamente l'attenzione fuori dai confini nazionali, anche se si parla poco delle gravissime responsabilità della dittatura fascista italiana, rappresenta una delle più importanti conquiste civili di un paese - il nostro - dalla memoria storica molto corta o quasi del tutto inesistente.
Fra non molto (speriamo più tardi possibile) i testimoni diretti della deportazione e dello sterminio nazifascista, gli ex deportati non ci saranno più. E dobbiamo prepararci all'idea che non ci saranno più, che dovremo fare a meno della loro preziosissima presenza. L'arte, la cultura, il teatro molto potrà fare in questo senso.
I nostri ragazzi sanno poco, niente o male del loro recente passato ma poco o nulla è imputabile a loro: non sono che l'implacabile specchio del fallimento delle generazioni che li hanno preceduti.
La domanda inquietante che sorge spontanea allora è: ma se con i testimoni vivi è potuto verificarsi questo disastro qual'è il futuro che ci aspetta?
Il nostro paese non è riuscito nell'opera di bonifica dal razzismo e dal nazionalismo e per questo rimane pericolosamente incline a odiose spinte di carattere xenofobo e fascista.
Da qualche anno il 27 gennaio nelle scuole, nelle sedi istituzionali, in numerevoli situazioni si ricorda il sacrificio di milioni di persone, vittime del delirio nazi fascista della pura razza ariana, i cosidetti huntermenschen: ebrei, rom, handicapati,malati mentali, bambini affetti da menomazioni, oppositori politici, omossessuali, testimoni di Geova per il loro pacificifismo, etnie ritenute inferiori (asiatiche, slave, di colore).
Riccardo Goruppi, ex deportato triestino, affermava che l'Europa democratica affonda salde e profonde le sue radici nelle fosse comuni di Treblinka, Belzec, Sobibor, Auschwitz, Dachau, Mauthausen, Buchenwald:
In questi posti orribili donne e uomini di lingua diversa (Russa, italiana, slava, spagnola, francese, inglese, ebraica, greca, eccetera) si incontrarono, vissero di stenti, morirono in nome di un bene comune: la pace, la libertà, la democrazia.
Ricordarli è un dovere. Non significa soltanto ribadire i valori per i quali si sacrificarono, ma cercare di evitare che possano ricrearsi i presupposti per nuove barbarie.
Buona giornata della Memoria a tutti da parte di tutto il Teatro della Cooperativa.
Renato Sarti
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